Il suicidio assistito dell’Europa

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R. Wheeler era un ricercatore che, analizzando eventi storici, formulò l’ipotesi che nell’evoluzione mondiale si alternassero, oltre ai cicli economici, anche ‘Cicli di Guerra’, ovvero momenti di tensioni internazionali o sociali che potevano sfociare in rivoluzioni e contrasti armati. Ipotizzava che il periodo del ciclo fosse di 25,5 anni (1). Gli USA si considerano una potenza mondiale navale con proiezione su tutti gli oceani, che di fatto proteggono il continente americano da minacce ed invasioni. Per quanto riguarda la loro visione della Europa continentale, che oggi coincide con la UE, agli USA non piace che la UE sviluppi una forza economica rilevante e concorrente con l’America. Il paese egemone ovviamente è la Germania, che dall’epoca di Kohl e per tutti gli anni dei governi della Merkel ha sviluppato una forte economia ‘mercantilista’ basata su una esportazione massiccia delle loro produzioni, in particolare chimica di base, metallurgica, meccanica, automotive e motoristica. Rese possibili dalle forniture energetiche (gas e petrolio) dalla Russia alla Germania a prezzi moderati. Le politiche tedesche del lavoro – riforma Hartz – hanno molto contribuito, con i mini-jobs e le relative retribuzioni ridotte. Il bilancio federale era in surplus, con pochi interventi di welfare a pioggia; anche questa impostazione fece sì che il mercato interno tedesco assorbisse e consumasse di meno rispetto alle capacità produttive. Una joint partnership strategica di Germania e Russia sarebbe il prodromo di una potenza euro-asiatica enorme, che attirerebbe anche una partecipazione della Cina, che assorbe molte esportazioni tedesche. La Russia ha principalmente un’industria di produzioni militari. Gli americani sanno bene che la UE è una sovrastruttura priva di potere sovrano, basata solo sulla moneta unica e su norme commerciali interne, quindi solo su ‘chiacchiere e buona volontà’. Gli USA considerano in modo individuale i singoli paesi UE: Francia, Spagna, Germania, Polonia, Italia, etc… A loro poco importa della UE e di Bruxelles, solo della NATO, che tiene legati agli USA tutti i paesi europei e la Gran Bretagna. La NATO fu costituita come alleanza di difesa comune contro Unione Sovietica e Patto di Varsavia, ma dal 1989, crollo del muro di Berlino e del governo comunista in Russia, è diventata uno strumento militare di politica estera degli USA. D’altra parte è l’unico strumento militare unito dell’Occidente che può intervenire in aree critiche, perché nessun Paese si azzarda a interventi militari individuali. Infatti, aerei di USA e NATO intervennero insieme contro la Serbia, nella crisi degli anni 1995-96 nella ex-Jugoslavia e nel Kosovo. Lo stesso avvenne con l’attacco aereo francese iniziale, e poi congiunto con la NATO, contro la Libia di Gheddafi. Avvenne anche in Iraq, dove insieme agli USA intervennero Francesi, Inglesi e qualche aereo italiano. In Iraq gli italiani persero un aereo Tornado e molti uomini nell’attacco di Nassiriya; stesso approccio NATO in Afghanistan dove all’Italia venne assegnato il controllo del settore di Herat. Da queste vicende si possono sintetizzare alcune linee strategiche:

– gli USA non vogliono mai intervenire direttamente da soli oltre Atlantico, ossia in Europa, Medio Oriente e Asia Centrale. Hanno bisogno di ‘alleati’ che forniscano magari pochi mezzi militari, ma una ‘giustificazione morale’ (2);

– il ‘Nation Building’ o il ‘Nation Splitting’.

Il Nation Building consiste nel creare una Nazione alleata con un Governo centrale ‘amico’. Andò bene in Europa dopo la Seconda Guerra, con Germania, Francia, Italia, Grecia, etc. Non riuscì in Corea, se non in parte, non nel Vietnam, per via del logoramento militare. In Iraq dopo Saddam, è abortito, per via delle varie etnie, tribù e differenze religiose tra Sciti e Sunniti, per non parlare dell’Afghanistan. Dopo 20 anni di guerra gli USA abbandonarono il Paese alla resistenza islamica talebana. Un esempio di ‘Nation splitting’ fu la guerra in Jugoslavia degli anni ’95-96, con l’attacco alla Serbia per permettere agli altri gruppi etnici-religiosi di rendersi indipendenti (Slovenia, Croazia, Kosovo, Bosnia, etc.) Risultato: in questo modo tanti piccoli Paesi balcanici sono meno pericolosi di uno unito e grande. Come la Libia di Gheddafi: abbattendo il governo centrale, si sapeva che ci sarebbe stata una divisione tribale tra Tripoli, Bengasi e il Fezzan, molto meno pericolosa di una Libia unita. Peccato che spesso i conti non tornano per l’Italia: nelle due aree sono intervenute e si sono radicate la Turchia e la Russia.

Il Wheeler War Index dice che dal 2014 il ‘Ciclo della Guerra’ è in fase ascendente. Nel 2014 si sono avuti Piazza Maidan in Ucraina e l’annessione russa della Crimea. Il 15 Ottobre del 2015 si è avuto l’intervento russo in Siria, con l’esplosione dell’esodo dei migranti e rifugiati, prima in Turchia, poi in Europa con l’obiettivo di raggiungere la Germania e trovare rifugio. Insieme a questi flussi di milioni di persone, sono incrementati anche i flussi di migranti dall’Africa nel Mediterraneo, verso Italia e Spagna. Se si guardano le statistiche antecedenti al 2015, si nota che i numeri dei migranti verso l’Europa – e l’Italia – erano molto inferiori. Non parliamo degli attuali migranti dall’Ucraina in Polonia e stati confinanti, calcolati in milioni di persone. Il ciclo completo dovrebbe durare 25 anni e pertanto raggiungere il massimo nell’anno 2014 + 12 = 2026. C’è da aspettarsi un aumento di tensioni nazionali e internazionali. E l’Europa? In Grecia 2,5 milioni di lavoratori hanno scioperato per protesta contro l’inflazione. In Francia 100.000; nella Repubblica Ceca 70.000 hanno protestato contro la NATO; in Germania 25.000 hanno protestato contro il caro energia. La risposta dipende dalle scelte dei Governi nei prossimi mesi. I politici hanno accettato dei calcoli errati sulla guerra Ucraina. Le sanzioni contro la Russia, giuste o sbagliate a seconda delle opinioni, hanno creato nell’Occidente una forte inflazione per la scarsità di prodotti energetici e agricoli. Questo è avvenuto subito dopo i lockdown mondiali per il COVID, che hanno distrutto per due anni la ‘supply chain’, la logistica dei commerci. Mentre i Governi occidentali, che rappresentano solo il 16% della popolazione mondiale hanno imposto le sanzioni alla Russia, le altre nazioni hanno aperto nuove vie, come ad esempio il nuovo mercato dell’energia negli Emirati Arabi con la quotazione ufficiale del gas russo in Dirham, e la nuova piattaforma della Cina per gli scambi monetari, alternativa allo SWIFT (dal quale fu bandita la Russia).

La guerra in Ucraina non mostra segnali di pacificazione, quindi è lecito chiedersi se l’Europa continuerà a supportare l’Ucraina col rischio di avere instabilità sociale ed economica al suo interno tenuto conto che la crisi energetica, e quindi industriale, in Europa si manifesterà appieno nel 2023. I Paesi UE nella NATO stanno facendo pressione sull’Ungheria, unica riluttante ad avere l’Ucraina nell’Alleanza tenuto conto che il Governo Ucraino è composto da molti individui di ideologia nazionalista, che odiano i Russi, i Polacchi, gli Ungheresi e i Rumeni, cioè le minoranze che vivono nelle aree di confine dell’Ucraina. E’ un modo sicuro per allargare il conflitto, verso una Terza Guerra Mondiale, colpire forse la Russia, sicuramente i Paesi Europei. Se le dinamiche politiche continuassero su questi binari, questa Europa rischia di scomparire, sia per la prossima crisi energetica e industriale che per l’incendio provocato della Guerra.

IL testimone della civiltà passerà così alla Cina (e Sud-America).

     Fabrizio Gonni

1– Armstrong  – www.armstrongeconomics.com – utilizza il  “Wheeler War Index” o  “Ciclo della Guerra” per l’analisi strategica.  La rivista LIMES sta trattando questi temi, si segnala un recente evento, che si è svolto a Genova, ovvero il IX Festival di Limes, la rivista di geo politica strategica, diretta da Lucio Caracciolo. Gli interventi principali sono stati registrati e sono  disponibili su YouTube. Chi fosse interessato può ricercarli e vederli, sono sessioni di circa una ora. I principali relatori erano Lucio Caracciolo e il politologo americano George Friedman. I temi trattati, interessantissimi, hanno portato all’individuazione degl’interessi strategici mondiali.

2- Nel 2015, si ricorderà che sembrava sicuro che Obama intervenisse nella guerra civile in Siria, tra Assad, le fazioni di opposizione, i curdi e il Daesh. Non se ne fece nulla, perché nessun alleato della Nato sarebbe stato disponibile a impegnarsi con gli USA. A questo punto intervennero i Russi, in aiuto di Assad e rasero al suolo città come Homs, Aleppo, etc. Anche i Turchi attaccarono i curdi.

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