LE RAGIONI DELL’ESPANSIONE DELLA NATO A EST

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Gottes ist der Orient, Gottes ist der Okzident

(di Dio è l’Oriente, di Dio è l’Occidente)

Siamo consapevoli che una partecipazione alla NATO della Germania unificata crea complicati problemi. Però per noi una cosa è chiara: la NATO non si allargherà a Est . . . questo vale del tutto in generale” (Hans-Dietrich Genscher, ministri affari esteri tedesco, a Eduard Shevardnadze, ministro sovietico, il 20 febbraio 1990). Gorbačëv ricordò che la promessa di non espansione NATO gli venne fatta con le parole “neppure di un pollice verso Est”. Jack Matlock disse: “Un chiaro impegno era stato comunicato ai sovietici” (eine eindeutige Zusage)1. Ancora Genscher in un discorso a Tutzing il 31 gennaio 1990 aveva assicurato che non ci sarebbe stata “espansione di territorio NATO verso Est, in altre parole, di maggiore avvicinamento ai confini dell’Unione Sovietica”.

La Germania Orientale non doveva entrare nelle strutture militari della NATO, e la porta di associazione all’Alleanza doveva rimanere chiusa ai Paesi dell’Europa Orientale. Genscher voleva fare pervenire a Gorbačëv il segnale di non preoccuparsi, voleva evitare che sorgessero sospetti sulle vere intenzioni degli interlocutori, fare credere che l’Occidente intendeva cooperare con l’Unione Sovietica, non essere percepito come avversario. Frank Elbe confermò, riferendosi a un incontro del 2 febbraio 1990 con James Baker: “Era completamente chiaro” che la NATO non si sarebbe estesa verso Est. Le carte declassificate contengono un documento del Ministero degli esteri tedesco nel quale si fa riferimento a un incontro del 6 febbraio 1990 di Genscher con il suo collega inglese Douglas Hurd in occasione del quale il Ministro inglese avrebbe detto di comprendere che l’Unione Sovietica aveva bisogno della “certezza che l’Ungheria [in procinto di avere le prime libere elezioni] non sarebbe diventata parte dell’Alleanza atlantica, se cambiava il governo”. Occorreva dare rassicurazioni in tale senso al Cremlino, disse Genscher a Hurd, il quale condivise la posizione di Genscher. James Baker affrontò la questione personalmente quando, il 9 febbraio 1990, confermò pubblicamente dal Cremlino, la posizione americana: “No extension of NATO’s jurisdiction for forces of NATO one inch to the east” (provided the Soviets agreed to the NATO membership of a unified Germany). Gorbačëv rispose: “any extension of the zone of NATO is unacceptable”.

È facile immaginare come andarono veramente le cose. All’Occidente non parve vero che fosse giunto il momento di allontanare le truppe sovietiche dalla Germania Orientale, fare dissolvere il Patto di Varsavia, riunificare la Germania e accerchiare la Russia con postazioni NATO. Pur di non lasciarsi sfuggire il momento favorevole, gli occidentali si mostrarono disponibili, promisero con riserva mentale, accorti a scegliere le parole in modo da potersele rimangiare. Una analisi condivisibile sulla questione delle posizioni della Russia e dell’Occidente rispetto al ruolo della NATO dopo la riunificazione è offerta da Joshua R. Itskovitz Shifrinson2 il quale, come è stile di scrittori seri, inizia il suo contributo presentando le posizioni contrarie a quella da lui sostenuta. “No such pledge was made, and no evidence to back up Russia’s claims has ever been produced” si legge nel fact sheet del sito NATO.3 Cita la poco autorevole giornalista Anne Applebaum la quale ammonì a “non prestare ascolto a quello che dice Putin”,4 ricorda l’opinione dello storico Mark Kramer secondo è categoricamente escluso che vi siano stati negoziati sulla non-espansione della NATO in Europa Orientale (“non-expansion never came up during the negotiations”,)5 e quella della storica Mary Elise Sarotte la quale scrisse che “contrariamente a quanto sostiene la Russia, Gorbačëv non ottenne mai la promessa dall’Occidente di bloccare i confini della NATO”.6 La posizione della Sarotte viene presentata come incerta. La Sarotte disse: date le discussioni del febbraio 1990, ampiamente pubblicizzate, le lamentele russe non si possono rigettare nella loro interezza. Anche se non vi fu mai accordo fra Stati Uniti e URSS di esclusione dell’espansione NATO, i leader sovietici potrebbero avere pensato differentemente.7 Shifrinson propone di concentrarsi sul razionale delle azioni americane. Nonostante la mancanza di formale accordo, non vi è dubbio secondo l’Autore, che gli USA intrattennero discussioni sul tema della espansione NATO, e che l’America abbia offerto ripetutamente ai sovietici, nel 1990, durante le trattative di riunificazione, assicurazioni serie di non espansione NATO, anche se informali, una pratica standard in ambiente diplomatico. L’inesistenza di forma scritta è relativamente irrilevante in quanto, come dice la frase, è questione di forma, generalmente utile o imposta a fini probatori, ma mai in grado di impedire che la sostanza possa essere dimostrata con qualsiasi altro legittimo mezzo. Elemento centrale della posizione americana fu lo sforzo di G.H.W. Bush di trovare, in buona fede, per l’Europa post-Guerra Fredda, un incontro accettabile sia a Washington sia a Mosca, che avesse garantito un’architettura di sicurezza europea inclusiva dell’Unione Sovietica, senza espansione NATO a Est. Questo fu verosimilmente la base iniziale dei negoziati del 1990, ne era lo spirito, che venne violato dalla effettiva espansione NATO. “Sono contro tutte le muraglie” avrebbe detto Gorbačëv. Gli Stati Uniti approfittarono delle vaghe garanzie di non-espansione NATO per sfruttare la debolezza dei sovietici e rafforzare la loro posizione in Europa. Gli USA adottarono una impostazione idonea a ottenere mano libera in Europa, e a espandere la loro presenza sul continente facendo credere ai leader sovietici che gli interessi russi sarebbero stati rispettati. “In poche parole, gli Stati Uniti fecero trapelare di essere interessati a un grande progetto di cooperazione con i sovietici. In realtà stavano creando un sistema di dominio degli Stati Uniti in Europa”8.

Marzo 1990: i sovietici sottoposero le loro ultime condizioni alla riunificazione della Germania: scioglimento contemporaneo del Patto di Varsavia e della NATO e differimento della procedura di attuazione finché le due grandi unità di difesa non fossero state rimpiazzate da una “struttura di sicurezza pan-europea”, la “Conference on Security and Cooperation in Europe (CSCE). Queste richieste sovietiche indussero gli americani a cercare alternative possibilmente idonee a convincere i russi a consentire alla riunificazione, senza sacrificare la NATO.

Luglio 1990: gli USA proposero la London Declarationon on a transformed North Atlantic Alliance a dimostrazione della NATO “to work with the Soviet Union to build a new Europe characterized by peaceful cooperation” (Baker). A metà mese, Gorbačëv si incontrò con Kohl nel Caucaso. A quel tempo, non c’erano avvisaglie sia nel campo americano sia in quello tedesco che fosse imminente un radicale cambiamento della posizione sovietica. Con sorpresa di tutti, Gorbačëv espresse disponibilità a risolvere tutte le domande ostative alla riunificazione. Gorbačëv si dichiarò d’accordo che la Germania unificata rimanesse nella NATO, che le garanzie di sicurezza NATO avrebbero coperto la Germania Orientale, e che le truppe sovietiche avrebbero presto lasciato il territorio della Germania Orientale. Kohl a sua volta offrì prestiti in denaro all’Unione Sovietica, e promise che armi nucleari NATO e truppe NATO non tedesche non sarebbero entrate nella Germania Orientale. A seguito di ulteriore pressione da parte americana, Gorbačëv si dichiarò d’accordo a permettere in caso di emergenza l’entrata nella Germania Est di truppe NATO non tedesche, e i sovietici ritirarono questa condizione fondamentale dopo avere ricevuto garanzie di sicurezza NATO estese alla Germania Orientale, e il divieto di stazionamento permanente di forze armate non tedesche in territorio della Germania Orientale.

Rimase incomprensibile perché, pur avendo segnali o sentore delle reali intenzioni americane, i sovietici si siano lasciati trascinare in questa trappola. La disputa USA-Russia sull’espansione NATO, piuttosto che ripudio delle promesse del 1990, fu il risultato della divergenza fra ciò che gli USA dissimularono come cooperazione con i russi, e la vera intenzione di usare questa pantomima per massimizzare il loro potere in Europa. Gli Stati Uniti ingannarono la Russia, non tanto con la promessa di non-espansione NATO, bensì con il miraggio di pacifica cooperazione con la Russia.9

Il 3 ottobre 1990 le Germanie furono riunificate.

 

                                                                  Nicola Walter Palmieri

 

Nicola Walter Palmieri: CHI SONO

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1 Citazione in tedesco attinta da Uwe Klussmann, Matthias Schepp, Klaus Wiegrefe, “Absurde Vorstellung”, Der Spiegel, 48/2009, pp. 46-49.

2 Joshua R Itzkowitz Shifrinson, “Deal or No Deal? The End o the Cold War and the U.S. Offer to Limit NATO Espansion”, International Society, Vol. 40, No. 4 (Spring 2016) pp. 7-44.

3 NATO, “Russia’s Accusations–Setting the Record Straight”, fact sheet (Brussels: NATO, July, 2014).

4 “Don’t Accept Putin’s Version of History”, Slate, Oct. 17, 2014.

5 “The Myth of a no-NATO-Enlargement Pledge to Russia”, Washington Quarterly, Vol. 32, No< 2 (April 2009).

6 “A Broken Promise?” What the West Really Told Moscow About NATO Expansion”, Foreign Affaires, Vol. 93, No. 5 Sept (Oct 2014), p. 208.

7 Id. “Not One Inch Eastward? Bush, Baker, Kohl, Genscher, Gorbačëv and the Origin of Russian Resentment Toward NATO Enlargement in February 1990″, Diplomatic History Vol.34, No 1 (January 2010), pp. 119-140.

8 Shifrinson cit, p. 11.

9 Shifrinson, cit. p. 28-29,

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