“Finché c’è guerra, c’è speranza”

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Il titolo è quello di un vecchio film di Alberto Sordi del ‘74, dove il protagonista è un commerciante, riconvertito in mercante di armi per dare alla famiglia una vita prestigiosa in un quartiere elegante a Milano. Stessa ottica degli USA e degli Alleati europei al Summit della NATO a Vilnius dello scorso 11 luglio, dove hanno deciso che, sulla richiesta dell’Ucraina di inserimento nella NATO meglio rimandare, tirare in lungo. I Governi dei Paesi Occidentali non rinunciano alle loro comodità, va bene la formula attuale, una Proxy War – guerra per procura – dell’Occidente contro la Russia, dove gli unici che prendono (e forse danno…) bastonate sono gli Ucraini. La NATO ha discusso di qualche provvedimento: la Polonia ha chiesto lo “sharing “, la consegna di bombe nucleari, che fino ad oggi erano state vietate. Gli aerei F16 (anche se obsoleti per molte aviazioni europee) insieme agli F35 possono portare bombe nucleari tattiche. La Russia ha ribattuto che ogni consegna di F16 all’Ucraina, può essere vista come una potenziale minaccia atomica, in quanto non si fida di un comportamento responsabile dei polacchi nella custodia delle bombe. Si parla di accordi fra Cina, FSB/GRU russi e la CIA per evitare l’uso di armi nucleari. Ma con uno impulsivo come Zelensky, qualche rischio c’è. La strategia – per ora – della Amministrazione USA, dominata dai Neocon, come Blinken, la Victoria Nuland, il marito Robert Kagan rimane sempre quella di abbattere la Russia, farla implodere in un frazionamento di Stati coriandoli minori, come avvenne per la vecchia Jugoslavia. Le mappe geografiche di queste ipotesi di frammentazione sono riportate da Limes – n. 5/2023 – Lezioni Ukraine. Orsini, sul Fatto Quotidiano, scrive che la controffensiva ucraina non va per niente bene. Vi sono anche filmati su YouTube dove si vedono mezzi occidentali catturati dai Russi. Varie fonti americane affermano che gli ucraini hanno perso il 20% dei nuovi mezzi forniti da USA e Nato, avanzando di pochi chilometri. Insomma, fino ad oggi, la convinzione USA e degli Alleati UE, tutti allineati, è che: “basta dare le armi occidentali a Zelensky e gli Ucraini vinceranno“. In realtà solo Macron e Modi, il premier indiano, hanno dubbi su questa convinzione, basta ricordare l’affermazione di Draghi: “Se l’Ucraina non vince, sarà un disastro per la UE..”. Vi è anche un particolare politico strategico che condiziona la guerra, non riportato dalla stampa mainstream.

Democrazia sospesaLe conclusioni del vertice Nato - Nessun luogo è lontano | Radio 24 (esre)

Zelensky, già dall’anno scorso, ha sospeso sine die le prossime elezioni ucraine, sia quelle politiche, previste nell’autunno 2023, che le Presidenziali del 2024. Di fatto, oggi l’Ucraina vive sotto una “dittatura del Presidente“, un governo autoritario (il citato ultimo numero di Limes, offre un panorama completo). In un articolo Limes riporta che per eliminare forti scandali di furti e corruzione, Zelensky sia intervenuto (anche per evitare problemi con UE e USA) facendo arrestare vari oligarchi e personaggi della amministrazione; ha  nazionalizzato varie imprese, che prima erano di proprietà degli oligarchi, senza opposizione della nomenklatura (gli Occidentali si lamentano della corruzione, perché quando gli aiuti, di qualsiasi tipo, sia civili, che di mezzi militari entrano in Ucraina, cala una coltre di nebbia). Sulle elezioni politiche di fine 2023 sospese si parla poco: magari molti ucraini, stufi della guerra, voterebbero contro il partito di Zelensky. Per quanto riguarda le elezioni presidenziali del 2024, in assenza di vittorie militari, gli alleati USA potrebbero volere un nuovo presidente ucraino, non troppo coinvolto, che possa trattare e firmare un accordo di armistizio per finire la guerra con i Russi. Ma, con le elezioni sospese, Zelensky resta presidente e gli alleati sono costretti a sostenere quello che dice, oggi legalmente non può essere cacciato via, ed è libero di fare interventi di propaganda e relazioni pubbliche in giro per il mondo per mantenere alto il suo potere. Oramai alcuni politici USA, anche Dem, si rendono conto di essere stati incastrati da Zelensky, che così condiziona la presidenza di Biden. A ottobre parte la campagna elettorale USA e vi sono due scelte di propaganda per la campagna elettorale. La prima è di rimanere in guerra – Proxy War – dell’Occidente contro la Russia; vuol dire miliardi di dollari e euro buttati via nel pozzo senza fondo dell’Ucraina, senza possibilità di alcun recupero economico. Vuol dire tassi monetari imposti dalla Federal Reserve e dalla BCE che potranno arrivare al 6-8%, tipici dei periodi di guerra, e la conseguente crisi economica occidentale. I morti ucraini e russi non sono importanti. Il vantaggio per Biden potrebbe essere che mai gli USA, nella loro Storia, in momenti di guerra hanno cambiato il Presidente in carica e quindi potrebbe essere riconfermato. Ma se si trattasse un armistizio “coreano“, Biden potrebbe avere un maggiore consenso nell’elettorato americano come “ Presidente che ha realizzato la pace“.

In USA si parla di una candidatura alternativa per Trump alla vicepresidenza a R.F. Kennedy, nipote di Robert, Democratico ma contrario al “deep state” di Washington. Kennedy ha contrastato duramente le politiche vaccinali di Biden, di Fauci per il Covid e l’intromissione del Governo nella vita dei cittadini. Ma fra tutti i Democratici, è quello che, se non altro ha un “nome”. I Democratici sanno che Trump in dieci giorni chiuderebbe la guerra e si accorderebbe con le parti.  È un rischio per Biden, quindi gli conviene agire prima dell’inizio della campagna elettorale. Infatti, ci pensa la Magistratura di New York a caricare di imputazioni Donald Trump, in modo da impedire la sua candidatura. Se non ci riuscisse, molti prevedono grandi brogli elettorali nelle votazioni.

L’ipotesi di un intervento bellico

Le armi tradizionali dei Paesi europei NATO in Ucraina quanto costerebbe? È dal 2000 che le fabbriche d’armi europee sono state ridotte o smantellate, ci sarebbero soldati morti e soldi e mezzi bellici antiquati buttati nella voragine. Sarebbe evidente che nessun Governo, dalla Germania, Francia, Spagna, Italia e tutti gli altri, inclusa UK, potrebbe sopportare morti inutili e nessun risultato, imploderebbero, per la frattura fra le alleanze dei partiti e la reazione dei cittadini. È da considerare anche questo scenario politico per le élite occidentali, come nel film di Alberto Sordi: si consegnano armi a tutti, senza rinunciare alla vita e alla villa lussuosa.

 

Fabrizio Gonni

Laurea in Ingegneria, MBA Economia Aziendale. Componente ISPG Istituto Studi Politici Giorgio Galli
mail: gonni@istitutostudipolitici.it

(Figura tratta da Limes)
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