Anche la Turchia spara alzo zero

| | ,

Arriva dalla Turchia il tassello rivelatore della strategia russa?

Non bastava l’Ucraina, una nuova operazione militare è stata lanciata dalla Turchia nel Kurdistan iracheno dal 20 Aprile 2022. Operazione diversiva in attesa della possibile apertura del fronte baltico-finlandese o stoccata finale verso le riserve petrolifere mediterranee?Il patto del 23 agosto 1939 tra URSS e Germania nazifascista (Molotov–Ribbentrop) non finisce mai di fare proseliti. Allora quel patto sancì non solo la non aggressione tra i due paesi quanto la spartizione della Polonia e la libertà di azione sui territori poi occupati. Oggi ne rivediamo una riedizione tra gli amici-non amici Erdogan e Putin. Se l’uno consente il libero accesso alla flotta dell’altro nel mar Nero per il controllo degli oleodotti mediterranei, il cordone ombelicale dell’Europa (East-Med o Poseidon; Transmed dall’Algeria e GreenStream, oleodotto libico), lo czar russo lascia alla Turchia campo libero in quell’area di perenne guerra che è il quadrilatero curdo che si inscrive tra Siria a ovest, Iraq a est, Iran a sud. La miccia è accesa da un’azione di commando che mercoledì 20 aprile a Bursa, ha fatto saltare in aria un pullman che trasportava funzionari della polizia penitenziaria, attribuendo la responsabilità al Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk).i ii Episodio di scaramuccia di confine o inizio di un nuovo fronte?

Il Kurdistan è un Paese che non c’è, ha un’identità di popolo ma non di territorio, non è una nazione ma ha una tradizione secolare. I curdi sono un popolo iranico di lingua indoeuropea e il quarto gruppo etnico più numeroso del Medio Oriente, distribuiti in diaspora in una regione in gran parte montuosa. La maggioranza, circa 12 milioni di persone, si trova in Turchia, altri 6 milioni vivono in Iran, 4 milioni in Iraq, un milione in Siria. Si aggiungono all’incirca 300 mila curdi sparsi nelle vicine ex Repubbliche dell’Unione Sovietica, come l’Armenia e l’Azerbaijan.iii Il territorio del Kurdistan è ricco di materie prime quali petrolio, minerali, risorse idriche. A turno ricade nell’influenza di Paesi che non vogliono rinunciare a quei territori. Dopo la Prima guerra mondiale sembrò possibile la nascita di uno Stato curdo indipendente, in base al Trattato di Sévres: l’Accordo di Pace, firmato il 10 agosto 1920, stabiliva la creazione di un Kurdistan autonomo nell’Anatolia orientale. Il Trattato non venne però rispettato per intervento della Repubblica turca nata sulle ceneri dell’Impero ottomano. Alla documentazione ufficiale, la Storia ci consegna un’altra versione, l’accordo Sikes-Pikot che, nel bel mezzo della guerra, 1916, divide tutta la penisola arabica in due aree di influenza, A e B, affidate alla “protezione” di Gran Bretagna e Francia. Dodici anni dopo a Ostende, l’accordo, siglato tra i partner della Turkish Petroleum Company, si perfeziona con una serie di clausole che cancellano di fatto i confini del Kurdistan e lo derubricano ad area ripartita in zone d’influenza occidentale. Esso prevedeva che, entro i confini di una linea vergata sulla carta geografica, c.d. linea rossa, i partner della suddetta Compagnia dovessero obbedire ad un patto di non concorrenzialità.iv

Fig. 1 Mustafa Barzani durante la Repubblica Autonoma di Mahabad, 1946.

Il Kurdistan iracheno

Nel 1946 i Curdi provano a fondare una Repubblica Autonoma, nei territori iraniani poi sotto controllo dell’URSS dopo la fine del conflitto. Dura pochissimo ma in essa trova rifugio Mustafa Barzani che nell’agosto di quell’anno fonda il Partito democratico curdo, l’unico fino alla fondazione del PKK. v Per i Curdi Barzani è quello che per i turchi è stato Mustafa Kemal “Ataturk” (padre dei turchi). Nel 2003, Seconda guerra del Golfo, Baghdad riconosce la nuova Costituzione nazionale e nel 2017 viene organizzato un referendum non vincolante sulla propria definitiva indipendenza che riporta il 93% di voti favorevoli. vi

Kurdistan siriano

Nel 1974 Abdullah Ocalan fonda il PKK il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) su base marxista con l’obiettivo di stabilire un Kurdistan indipendente nel sud-est della Turchia. Sebbene inizialmente non preso sul serio, il PKK guadagna costantemente aderenti. Dopo il golpe militare in Turchia nel 1980, la leadership del PKK fugge in Siria e si trasforma in gruppo organizzato e surrettiziamente terroristico, come tale designato nel 1997. Nel 2019, Ankara decide di stabilizzare l’area creando una zona cuscinettovii – come previsto da un accordo del 2019 tra Ankara e Washington. Lo scopo è quello di impedire da un lato la creazione in Siria di una Regione autonoma curda e di neutralizzare il PKK di Öcalan, interprete unico della politica curda in quella zona.viii ix

Fig. 2 Abdullah Ocalan, founder of the PKK, inspects guerrilla forces in 1978. Getty/Bonn-Sequenz/Ullstein Bild

È in questo contesto di divisione che si realizza la politica, squisitamente militare d’occupazione, della Turchia. Tenere saldo il corridoio turco per limitare, in quell’area, lo spazio di manovra iracheno-USA, facilitare la costruzione di nuove pipeline di origine iraniana, significa creare le premesse per una repubblica petrolifera sciita a componente iraniana,siriana, ed a trazione russa. Il puzzle ucraino allora si completerebbe del tutto e chiarirebbe la sua stessa natura avendo presente due evenienze possibili:

  • L’apertura di un contenzioso russo nel Baltico con la Finlandia, paese Nato-aderente in contrasto;

  • l’apertura per delega alla Turchia, paese Nato-aderente ma russo-sodale, di un contenzioso nell’area curdo-siriano in aperto contrasto per il mercato petrolifero con l’Iraq e quindi con gli USA.

La matrioska diabolica!

Da dove si denota l’incongruenza congruente dell’intera operazione? La risposta è una sola: dalla matrice russa, inscritta nel gioco delle incongruenze congruenti e di cui il ruolo della Turchia è un tassello. Inserire nella guerra un paese NATO contro un popolo senza nazione (Curdi) controllato da un Paese sconfitto (Iraq) egemonizzato dal vero nemico: gli USA.

     Aldo Ferrara, professore f.r. Università di Milano e Siena

(immagine tratta da euronews.com)

i. Emanuele Rossi riferisce su Formiche.net, che unità delle operazioni speciali hanno condotto l’operazione denominata “Claw-Lock” (il seguito delle precedenti “Claw-Tiger” e “Claw-Eagle” lanciate dalla Turchia nel nord dell’Iraq nel 2020). L’obiettivo militare è l’annientamento dei rifugi dei miliziani del Pkk e combattenti affiliati nelle regioni di Metina, Zap e Avashin-Basyan dell’Iraq settentrionale.

ii. Rossi E. Perché la Turchia nel Kurdistan c’entra con la guerra russa in Ucraina. Formiche.net, 20.04.2022

iii La diaspora all’estero cresce fino alla ragione di qualche altro milione di curdi. Se la Regione curda, spalmata tra quattro diversi Paesi molto diversi tra loro, fosse unita politicamente, riuscendo a mettere fine alle divisioni politiche interne, sarebbe la nazione più ricca del Medio Oriente.

iv. Ferrara A. Enrico Mattei, il visionario. Agora&CO, La Spezia, Lugano 2022

v The Kurds’ Quest for Independence. https://www.cfr.org/timeline/kurds-quest-independence .

vi Indelicato M. Il Kurdistan iracheno è ancora un affare della famiglia Barzani, insideover, 14 giugno 2019, https://it.insideover.com/politica/il-kurdistan-iracheno-e-ancora-un-affare-della-famiglia-barzani.html

vii. Area della zona-cuscinetto larga 30-32 km e lunga 480 lungo il confine tra Turchia e Siria

viii. La diaspora all’estero cresce fino alla ragione di qualche altro milione di curdi. Se la Regione curda, spalmata tra quattro diversi Paesi molto diversi tra loro, fosse unita politicamente, riuscendo a mettere fine alle divisioni politiche interne, sarebbe la nazione più ricca del Medio Oriente.

ix. Indelicato M. Il Kurdistan iracheno è ancora un affare della famiglia Barzani, insideover, 14 giugno 2019, https://it.insideover.com/politica/il-kurdistan-iracheno-e-ancora-un-affare-della-famiglia-barzani.html

Precedente

Una crisi trasformata in gara a produrre più armi

Festa della Liberazione: ci vuole “più Italia”

Successivo

Lascia un commento