Siamo in buone mani

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Scrive il The Guardian, lunedì 13 marzo: “È stato frenetico”, la corsa per salvare SVB UK e scongiurare una crisi bancaria ha mosso un piccolo esercito che ha lavorato durante il fine settimana per garantire che 3.500 clienti del Regno Unito – in gran parte aziende tecnologiche – avessero ancora contanti lunedì mattina. La corsa frenetica del fine settimana, per salvare la Silicon Valley Bank UK (SVB UK), ha fatto rivivere i ricordi della crisi finanziaria del 2008. Questo è quello che scrivono i giornali inglesi sul crack della SVB-Silicon Valley Bank. Lasciando perdere la stampa italiana persa in questione da niente, i giornali USA, in particolare il Washington Times, ritengono che una causa principale dei guai della Silicon Valley Bank possa essere la filosofia WOKE* dei suoi manager. Gli analisti dicono che gli investimenti nel portafoglio erano in gran parte effettuati nel settore delle aziende ESG – environment, social, governance – tutti settori che non sono redditizi da soli a meno di forti bonus e interventi del Governo Federale.

Prima del fattaccio, i top managers di SVB si erano accorti di qualcosa di pericoloso, infatti pochi giorni prima avevano venduto le azioni di loro proprietà personale. IL Washington Times fa alcuni nomi dei managers: solo uno, Tom King, aveva un passato di buona carriera nell’industria finanziaria. Gli altri erano ‘sostenitori’ dei Democratici, delle campagne di Hillary Clinton, di Nancy Pelosi e di altri Democratici che gestiscono lo stato della California. Quindi, sono nomine “politiche”. Ecco alcuni nomi che sono riportati: Garen Staglin, proprietario di aziende vinicole, sostenitore e donatore nelle campagne della Clinton, una specie di Zonin californiano; poi Kate Mitchell, un venture capitalist sostenitore della stessa Clinton, tutti senza alcuna esperienza di banche. Un esempio di investimenti: SVB versò 5 miliardi nel 2022 in prestiti, investimenti e altro per supportare la sostenibilità nel 2027 impegnati nelle iniziative di carbon neutral – riduzione CO2 – nel 2025 e promuovevano iniziative DEI (diversity, equità, inclusion ); avevano donato 73 milioni al Black Lives Matter e a varie cause di giustizia sociale.

Un analista, il prof. David Kass, della Università del Maryland crede che il motivo della debacle siano state le valutazioni sbagliate, management infimo e mancanza di supervisione dei regolatori. Nel Board della banca non vi era un Risk Officer, uno che valutasse i rischi degli investimenti e impieghi. Come è noto, la storia è iniziata l’8 marzo, quando SVB annunciò di avere venduto 21 miliardi di Securities nel loro portafoglio e che inoltre 1,5 miliardi delle proprie azioni erano in vendita. La mattina dopo, gli investitori di Venture Capital ritirarono di colpo 42 miliardi dai loro conti in SVB.

La Banca, con un portafoglio di 209 miliardi, aveva un alta percentuale in Treasury Bonds trentennali. Acquistati negli anni passati, con i tassi bassi, di fronte agli ultimi aumenti dei tassi della FED, il loro valore, mark to market, era crollato del 20 %. Per avere i soldi per coprire i 42 miliardi richiesti dovettero vendere i Bonds, accumulando una perdita mostruosa , dicono di 1,8 miliardi, superiore al Capitale Sociale – Equity della SVB.

Altri commenti dicono che SVB incoraggiasse i depositi dei clienti, pagando un interesse fino al 4,5% sui depositi mentre gli investimenti ESG erano ad alto rischio per via della minima o nulla redditività, e questa è una storia che noi italiani abbiamo vissuto con le Banche Venete e le 4 capeggiate da Banca Etruria.

Molte raffinate società di venture Capital nel settore della clean Energy avevano versato forti depositi nella SVB. Da notare che nei 2 anni passati, periodo COVID, tutte le imprese di quel settore avevano avuto forti crediti fiscali e “ ristori “, prima da parte di Trump e poi di Biden, in effetti il settore si reggeva sui bonus governativi e guadagnava sui bonus. Invece l’altra Banca dell’Est, la Signature, investiva solamente in Bond del Tesoro trentennali e poco d’altro.

Una regola del mondo bancario Usa dice che gli investimenti più sicuri, che non possono mancare nei portafogli bancari sono le aziende di “energia fossile“, le immobiliari che costruiscono building per il Governo, e infine le Aziende del settore Militare e Difesa. Ma sia la SVB che la Signature non consideravano questi investimenti, troppo tradizionali.

E’ possibile un contagio su altre Banche? sicuramente si, ma quale è il virus? Oggi sembra che siano i prodotti cartolarizzati degli investimenti di SVB nel settore ESG e venduti nel mondo del credito. In generale queste aziende ESG sono finanziate da venture capital, non sono quotate, sono piccole e non profittevoli . Uno dei nomi dei principali acquirenti è il colosso HBSC e dovrebbe esserci una decina di banche in UE e UK, di cui una in Italia, per circa 30 miliardi $. Quindi vedremo gli sviluppi.

Una curiosità: tutti oggi dicono che sono stati i tassi alti della Fed a svalutare i Bond in portafoglio dagli anni passati, e che quindi tutte le banche sono a rischio nel caso di un cash run.

Ma i dati degli incrementi dei tassi fino al gennaio 2022 dicono che Powell non aveva fatto niente, e diceva che l’inflazione era temporanea e stava diminuendo, perché era collegata alle problematiche delle chiusura per il Covid.

Da marzo 2022, inizia l’aumento dei tassi, contemporaneo alla guerra in Ukraina; i tassi sono oggi circa il 4,5% e Powell dice che devono arrivare al 5%. Ma che è successo, sono forse le spese sconsiderate di Biden per il supporto della guerra? Passino le spese militari, che vanno alle aziende USA, ma tutti gli ucraini sono mantenuti e stipendiati dagli USA, perché il PIL dell’Ucraina è ridotto a zero. Negli USA c’è un Deficit fuori controllo, un Debito Pubblico mai così alto. Forse, l’aumento dei tassi serve a sostenere il Dollaro.

Fabrizio C. Gonni**

Laurea in Ingegneria, MBA Economia Aziendale. Componente ISPG Istituto Studi Politici Giorgio Galli

* WOKE. Un’espressione riferita spesso a persone che sono considerate “alleate” delle minoranze ma che appartengono a categorie identitarie ritenute in una posizione di maggiore potere.

** Arrivai la prima volta nella Silicon Valley nel 1986, circa 4 anni dopo l’uscita sul mercato dei personal computer. Avevo come fornitori piccole imprese tecnologiche delle quali importavamo i prodotti. La Silicon Valley è a 100 km da S. Francisco, lunga circa altrettanto ed è percorsa dalla Route 101, da S. Francisco fino a Santa Barbara, con deviazione a Monterey, belle scogliere e campi da golf. IL centro è San Josè, allora, nel 1986, un agglomerato di costruzioni basse senza piano regolatore lungo la 101. Nelle costruzioni vi erano uffici e laboratori – oltre 1000 – di piccole aziende di software e di tecnologia hardware. Non racconto questo per nostalgia dei bei tempi o per ricordo dei gruppi di belle ragazze, con abbigliamento floreale californiano che la sera affollavano i ristorantini in collina a Los Gatos, per scappare dal caldo delle spiagge di Santa Clara. Lo ricordo perché tutte, dico tutte le aziende start up già allora erano sostenute e finanziate dai venture capita. Insomma, il Venture Capital è l’attività principale della Silicon Valley, così come le piastrelle a Sassuolo. Nel 1992, i miei partner erano scomparsi, alcuni incorporati dalle maior Companies. La maggioranza erano sparite e chiuse e i dipendenti a cercarsi altri lavori in zona, che non mancavano. Un esempio: una piccola azienda che faceva computer grafica, molto brava, di colpo sparì, incorporata da Microsoft. Il software oggi lo usano tutti, è il PowerPoint. Un ottimo guadagno per i venture capital.

Fonte mappa: Limes

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