MES no, MES sì. Siamo messi su un tagliere…

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Oggi alla conferenza stampa di fine anno Giorgia Meloni (1) ha detto che non avrebbe mai firmato la riforma del M.E.S., già approvata da quasi tutti i Paesi della UE, ha ribadito il concetto espresso sei giorni fa da Vespa. Ma cosa è il M.E.S.? L’acronimo vuol dire Meccanismo Europeo di Stabilità ed è stato istituito a Bruxelles nel febbraio 2012, ovvero 10 anni fa. E’ l’ultimo dinosauro della UE dell’epoca della austerità, di Monti e dello spoglio della Grecia. In realtà è un fondo comune, che raccoglie soldi, indipendente da Stati, politica e Istituzioni europee, di circa 700 miliardi di Euro, alimentato in piccola parte dai fondi UE e per la maggior parte dai soldi dei Paesi aderenti. L’Italia è il terzo contributore, dovremmo versare – a rate – circa 120 miliardi, dei quali 12 versati e il saldo a vista a prima richiesta. Germania e Francia contribuiscono di più, ma a quei tempi, avevano un Debito Pubblico inferiore al nostro. Il concetto base è semplice: in caso di crisi finanziarie gli Stati possono chiedere prestiti al MES a tassi variabili o fissi a discrezione del Gestore del Fondo.

Perché il MES?

Le vecchie regole di Maastricht dicevano che la BCE non poteva finanziare gli Stati, nel caso di crisi finanziarie. Con una spiegazione semplice, visto che la BCE non presterebbe soldi agli Stati, si sono inventati un nuovo prestatore, uno ‘strozzino’ terzo, al quale è stata data l’immunità dalle norme e leggi della UE, esente da perquisizioni, fisco, sequestro dei beni, e con le sue documentazioni tutte secretate e anche al di fuori della sovranità degli Stati e della UE. Perbacco, con tutte queste immunità, il MES potrebbe fare quello che vuole; per assurdo se importasse cocaina dalla Colombia, potrebbe venderla, forse non si potrebbero nemmeno processare gli amministratori. Così, se un Paese avesse bisogno, visto che le Banche non li danno, chiede soldi allo strozzino, brutta parola, diciamo ad un finanziatore privato, che non è una banca. Con tutte queste condizioni, poi ci si lamenta della disparità fiscale fra i Paesi UE, allora tanto valeva mettere la sede del MES in Colombia, insieme ai Cartelli dei Narcos. Ovviamente, dopo aver prestato i soldi, il finanziatore MES vuole che siano restituiti e quindi può intervenire nelle politiche dei Governi, imponendo austerità varie. In realtà il flusso è più complesso, passa dalle banche private di un Paese, fino alla sua Banca Centrale, fino alle Banche creditrici di altri Paesi. Con una ottica speculare, il MES può essere anche visto come un’assicurazione per le Banche creditrici di un Paese in default , che garantisce che qualcuno ripagherà i loro crediti, principalmente finanziari (titoli di debito e crediti commerciali). In questo caso il MES andrà dal Paese in default, per imporre la sua austerità, fargli vendere beni statali, etc… Insomma, quello che è capitato alla Grecia; certo che all’epoca si diceva che la crisi greca era colpa delle Banche tedesche, del FMI, quindi della Troika (FMI-UE-BCE); con un MES, si sarebbe detto che era colpa del MES, scagionando la Merkel e la Germania.

Questo MES è dormiente da 10 anni. Infatti, alla BCE arrivò Mario Draghi, disse “whatever it takes “ , per evitare la crisi dei Debiti Sovrani di altri Paesi, tipo Grecia, che avrebbero provocato il crack dell’Euro, e fece acquistare – quantitative easing – tonnellate di Titoli di Debito dei Paesi UE e un poco di crediti commerciali. In pratica rese la BCE una sorta di “prestatore di ultima istanza “ , esattamente come lo è la FED americana, che fra gli altri compiti, oltre controllare l’inflazione e favorire l’occupazione ha anche quello di garantire che gli USA non facciano default, anche se il Dollaro dovesse svalutarsi come lo scellino dell’Uganda. Adesso, 2021-22 , i tedeschi ripartono alla carica: dicono che la BCE inizierà un “tapering“, ovvero una non sostituzione dei Titoli in scadenza che ha in portafoglio.

La FED americana ha alzato i tassi per l’inflazione e la Lagarde dice che lo farà anche lei, ma, visti i numeri, finora è stato principalmente un annuncio. Poi vi è la Banca del Giappone che, anche con l’inflazione, ha detto che terrà i tassi al minimo.

Che senso ha il MES come fondo salva Stati?

Tutti hanno ricevuto e riceveranno soldi con i vari PNRR, quindi nessun Paese, inclusa l’Italia è a rischio. Infatti, oggi, con la crisi energetica, la guerra in Ucraina, la Germania senza gas, le prossime spese annunciate per la difesa, ma chi si sognerebbe di vedere lo spread dei Titoli e dire che un Paese è in default e rischiare l’esplosione dell’Euro e della UE? Però, i tedeschi con la riforma che vogliono introdurre si sono ‘ricordati’ che il MES può essere anche un ‘Salva Banche’. Perbacco! Allora la riforma potrebbe anche andare in questa direzione, perché il MES non presterebbe più soldi agli Stati e alle Banche Centrali, ma direttamente alle Banche commerciali. Molti operatori hanno il dubbio che oggi due partner della UE – Francia e Germania – siano nel fango fino a metà gamba per via dei dazi USA su vari prodotti alimentari, per il crollo della macchina produttiva tedesca, provocata del gas, della guerra, dell’abbandono dell’automotive tradizionale in favore di elettrico – quando la tecnologia è solo di Tesla (2). Né Francia né Germania potrebbero chiedere, come Stati, l’intervento del MES, a pena, secondo le tradizionali regole, del commissariamento. Ma la riforma prevista – ratificata in tutta la UE e non ancora dall’Italia – favorisce le Banche, che possono chiedere autonomamente l’intervento del MES. Quindi sarebbe un prestito fra privati, per esempio fra MES e Deutsche Bank o Societè Generale, senza impattare sulla BCE, sul Governo di Schultz e di Macron.

In sintesi se l’industria tedesca (Daimler, Volkswagen etc ) va male, le Banche finanzianti hanno problemi di crediti poco esigibili, sarebbero autorizzate a accedere ai fondi MES .

Peccato che il MES chiederebbe subito all’Italia l’immediato versamento di quanto non ancora contribuito (100 miliardi) per salvare Deutsche Bank, Commerz Bank e le altre sorelle, affossate da crediti – forse – poco esigibili delle imprese tedesche. Un altro Governo avrebbe subito detto: “…ce lo chiede l’Europa!” Ma non è vero, lo chiedono le Banche tedesche che sono nei guai!

Sembra quasi un gioco di contrappasso, Francia e Germania, senza il MES, devono fare il bail-out (3) e salvarsi le loro Banche. Se facessero il bail-in, seguendo il mantra della UE dell’austerity, che lascia il salvataggio a azionisti e obbligazionisti azzerando azioni e obbligazioni, i loro sistemi economici-bancari salterebbero. Come è successo da noi qualche anno fa, con Banca Etruria e le Popolari Venete. Che furono fatte fallire sulla schiena e sul portafoglio dei singoli risparmiatori italiani. La grande forza del risparmio italiano ha permesso di uscire da quella situazione, ad assorbire questi colpi molto pericolosi.

In Francia e Germania, dove vi è poco risparmio privato, non ci sono queste disponibilità, per cui si può immaginare che potrebbe avvenire una sommossa popolare.

Fabrizio C. Gonni

Laurea in Ingegneria, MBA Economia Aziendale. Componente ISPG- Istituto Studi Politici Giorgio Galli

1- Dichiarazione di Giorgia Meloni: Tgcom24 del 29.12.2022 ore 14,50 “L’Italia non accederà al MesSulla vicenda del Mes, inoltre, la questione della “ratifica della riforma da parte dell’Italia è secondaria: la questione è se si vogliono tenere bloccate decine di miliardi di euro che nessuno utilizza. Il tema è, atteso che l’Italia non accederà mai al Mes finché io conto qualcosa, purtroppo temo che neanche gli altri accederanno. Dopo la Grecia il Mes non è stato attivato da nessuno. Che la riforma entri in porto o meno, quel fondo non verrà utilizzato. Le condizionalità sono troppo stringenti e il Mes è un credibile privilegiato, e questo vuol dire che il prestito ricevuto dal Mes lo devi restituire prima del resto e riguarda la spendibilità dei titoli di Stato”, ha detto Meloni, che ha aggiunto: “L’Ue dovrebbe sbloccare fondi Mes per altre iniziative, visto che nessuno li usa. Serve dibattito a livello europeo”.

Repubblica 23.12.2022 “Finché io conto qualcosa, che l’Italia non acceda al Mes lo posso firmare con il sangue“. Fa la voce grossa, Giorgia Meloni, seduta davanti a Bruno Vespa nel salotto di Porta a Porta. Conferma che il nostro Paese non accederà all’ex fondo salva-Stati.

2- Senza dimenticare le “idiozie” del W.E.F. e della Green policy.

3- Tratto dal sito Consob: “Dal 1° gennaio 2016, la crisi di una banca può essere risolta attraverso il bail-in (letteralmente “salvataggio dall’interno“), meccanismo legale introdotto dalla Direttiva n. 2014/59 dell’Unione Europea per il risanamento e risoluzione di enti creditizi e imprese di investimento (c.d. Direttiva BRRD), che impone la partecipazione degli investitori/risparmiatori – qualora possessori di determinate attività finanziarie emesse dalla banca stessa – alle perdite patrimoniali da questa subite.

Il meccanismo del bail-in è teso ad evitare che il salvataggio di una banca sia effettuato mediante impiego di fondi pubblici (c.d. bail-out, ossia il “salvataggio dall’esterno“). In particolare, in caso di dissesto o di rischio di dissesto di una banca (ad es. incapacità della stessa di rispettare i requisiti patrimoniali minimi previsti dalla normativa di settore), i suoi azionisti e creditori contribuiscono al salvataggio secondo una precisa gerarchia di ‘coinvolgimento’ (che potrebbe implicare, tra le altre, la perdita parziale o totale del proprio investimento). Le azioni e gli altri titoli di capitale (assimilabili alle azioni) emessi dalla banca sono le prime attività finanziarie ad essere interessate; a seguire le obbligazioni subordinate (passibili, nei casi meno gravi, di conversione in azione); successivamente, le obbligazioni ordinarie non garantite e non subordinate; per ultimo i depositi bancari, ma solo per l’importo eccedente i 100.000 euro (quest’ultimo pari alla soglia massima di protezione prevista dal sistema di garanzia dei depositi).”

MES descritto dalla Banca d’Italia

Banca d’Italia – Il Meccanismo europeo di stabilità (MES – European Stability Mechanism, ESM) e la sua riforma: domande frequenti e risposte (bancaditalia.it)

Il Meccanismo europeo di stabilità (MES – European Stability Mechanism, ESM) è stato istituito mediante un trattato intergovernativo, al di fuori del quadro giuridico della UE, nel 2012. La sua funzione fondamentale è concedere, sotto precise condizioni, assistenza finanziaria ai paesi membri che – pur avendo un debito pubblico sostenibile – trovino temporanee difficoltà nel finanziarsi sul mercato. La condizionalità varia a seconda della natura dello strumento utilizzato: per i prestiti assume la forma di un programma di aggiustamento macroeconomico, specificato in un apposito memorandum; è meno stringente nel caso delle linee di credito precauzionali, destinate a paesi in condizioni economiche e finanziarie fondamentalmente sane ma colpiti da shock avversi. Il MES è guidato da un “Consiglio dei Governatori” composto dai 19 Ministri delle finanze dell’area dell’euro. Il Consiglio assume all’unanimità tutte le principali decisioni (incluse quelle relative alla concessione di assistenza finanziaria e all’approvazione dei protocolli d’intesa con i paesi che la ricevono). Il MES può operare a maggioranza qualificata dell’85 per cento del capitale qualora, in caso di minaccia per la stabilità finanziaria ed economica dell’area dell’euro, la Commissione europea e la BCE richiedano l’assunzione di decisioni urgenti in materia di assistenza finanziaria. Il MES ha un capitale sottoscritto pari a 704,8 miliardi, di cui 80,5 sono stati versati; la sua capacità di prestito ammonta a 500 miliardi. L’Italia ha sottoscritto il capitale del MES per 125,3 miliardi, versandone oltre 14. I diritti di voto dei membri del Consiglio sono proporzionali al capitale sottoscritto dai rispettivi paesi. Germania, Francia e Italia hanno diritti di voto superiori al 15 per cento e possono quindi porre il loro veto anche sulle decisioni prese in condizioni di urgenza. La proposta di riforma del Trattato istitutivo del MES interviene sulle condizioni necessarie per la concessione di assistenza finanziaria e sui compiti svolti dal MES in tale ambito, introducendo modifiche di portata complessivamente limitata; la riforma non prevede né annuncia un meccanismo di ristrutturazione dei debiti sovrani, non affida al MES compiti di sorveglianza macroeconomica.

La riforma, inoltre, attribuirebbe al MES una nuova funzione, quella di fornire una rete di sicurezza finanziaria (backstop) al Fondo di risoluzione unico (Single Resolution Fund, SRF) nell’ambito del sistema di gestione delle crisi bancarie.

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