Guerre economiche: l’assalto alle ricchezze russe

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Riceviamo pubblichiamo questa analisi storica sulle vicende economiche russe degli ultimi decenni. Le opinioni dell’Autore non necessariamente riflettono quelle editoriali di Civica, che è disponibile a dare spazio anche a pareri differenti.

Tutti conoscono sommariamente la carriera di Vladimir Putin: da responsabile del KGB sovietico a Berlino, successivamente responsabile della sicurezza del Sindaco di San Pietroburgo, poi assunto a Mosca nello staff del Presidente Eltsin. In tale posizione emerge e Yeltsin lo nomina a capo del FSB, il successore del KGB sovietico. Negli ultimi anni di Eltsin la Russia ha enormi problemi economici ed è traumatizzata da moti di piazza e istanze separatiste. Yeltsin è ricattato dagli Oligarchi e decide all’ultimo di nominare Putin come Primo Ministro. L’anno successivo Eltsin lo presenta come candidato “unitario“ alla Presidenza della Federazione Russa, e (molti sostengono, con alcuni brogli elettorali ) viene eletto. La prima Presidenza di Putin si ritrova ad affrontare una corruzione dilagante a tutti i livelli, pari al 10% del PIL, una forte influenza politica degli “Oligarchi” e attacchi finanziari internazionali.

Follow the money

Una delle cose più misteriose della Russia post Sovietica fu il processo, svoltosi principalmente dal 1992 al 1994, delle liberalizzazioni delle industrie di Stato. In Russia non vi era Borsa Valori, solo una Camera per le Materie Prime, che quindi non poteva servire per una privatizzazione “all’occidentale”. Come aneddoto, almeno, in Italia, quando Prodi e Draghi privatizzarono le Aziende IRI, vi furono offerte ( a valore non di mercato ) ma in fondo lo Stato Italiano incassò svariati miliardi da imprenditori privati.

In Russia, si usò un sistema assurdo, la privatizzazione con Voucher, distribuiti gratuitamente ai cittadini e lavoratori. Ogni voucher era come una Azione d’Impresa, il 98% della popolazione ne ricevette una quota gratuitamente e in 2 anni circa 15.000 imprese furono privatizzate. La follia iniziale di Eltsin, e in parte dei suoi predecessori, fu di distribuire gratuitamente a tutti i lavoratori quote di proprietà delle aziende. Il Governo voleva introdurre un Azionariato Popolare temendo gli interventi di settori deviati dello Stato e della Mafia russa. Purtroppo era come distribuire soldi del Monopoli e la stragrande maggioranza dei beneficiati le rivendette subito per pochi rubli, anche in banchetti improvvisati per la strada. Naturalmente, dopo poco tempo, finirono tutte raccolte e concentrate nelle mani di pochi. Chi erano? Insider managers di imprese, persone della nomenklatura e spesso della Mafia russa. Ecco nati gli “Oligarchi”, quelli che si intestarono le grandi imprese, ferro, minerali, petrolio, che se erano imprenditori, forse erano supportati dalla criminalità, forse erano burocrati ma con taglio manageriale.

Follow the money – USA

Come venne sottaciuto dalla stampa generalista e progressista, i due Clinton, Presidente e consorte Hillary, democratici, erano i favoriti dei Banchieri. Clinton, infatti, abolì il Glass Steagall Act, in vigore dal 1930, che separava le Banche d’affari da quelle di Credito al pubblico e alle imprese; da quel momento tutte le Banche avrebbero potuto, oltre a raccogliere soldi dai privati, avventurarsi in operazioni speculative. Dobbiamo alla legge dei due Clinton la successiva crisi dei sub-prime-mutui del 2007. Pertanto, dal 1999, gli Stati Uniti con i Clinton alla Presidenza, guardavano con favore i banchieri di New York che cercavano di conquistare le risorse della Russia tramite un oligarca loro burattino, Boris Berezovsky; fu l’inizio di una terza guerra mondiale sotto copertura che iniziò nei mercati finanziari. Lo strumento per conquistare le risorse russe era lo speculativo Fondo Hermitage Capital Management, una joint venture dei banchieri Edmund Safra & Bill Browder, appoggiato da grandi banche negli USA.

Il Fondo Hermitage Capital Management operava sia criticando sia sfruttando la corruzione. I banchieri americani volevano conquistare la Russia e tutti i beni della ex Unione Sovietica, denaro-oro, petrolio, platino, diamanti, ecc. Questa è la ragione per cui i Clinton erano supportati dai banchieri e l’idea era che, dopo la caduta dell’Unione Sovietica nel 1991i deboli governi russi e le privatizzazioni, fatte senza alcuna regola di Borsa, le Banche americane sarebbero state in grado di conquistare le ricchezze della Russia. Comunque nel 1997 il Fondo Hermitage macinò i migliori risultati, con un guadagno del 238%. Possedeva Azioni Gazprom, UES, Surgurgaz, e altre maggiori, per un totale in $ di 4,5 miliardi.

Il piano strategico americano di allora prevedeva che i Clinton avrebbero consentito ai banchieri di realizzare la acquisizione delle risorse e della economia della Russia, poi la NATO si sarebbe spostata al confine e l’avrebbe circondata. Nonostante la NATO affermi di essere difensiva, si muove spesso strategicamente in modo offensivo. Solo i paesi europei la considerano difensiva, ma per gli americani, che ne sostengono l’ 80% dei costi, è anche un sistema offensivo, che giustifica le varie iniziative americane coinvolgendo in modo minimo gli alleati. Senza la Russia, non ci sarebbe bisogno della NATO. Quindi, l’assorbimento della Russia avrebbe modificato il suo scopo originale antisovietico, per affrontare solamente la Cina. Putin chiese, all’epoca dell’incontro di Pratica di Mare, cosa sarebbe successo se la Russia si fosse unita alla NATO: rigettarono l’idea, perché la Russia fuori dell’Occidente era il motivo formale che giustificava l’Alleanza.

Tornando ai soldi, la Republic National Bank, partner dell’Hermitage, convinse Eltsin a prelevare 7 miliardi di dollari dai prestiti del Fondo Monetario Internazionale, FMI. Gli fecero trasferire i 7 miliardi con un bonifico attraverso una banca che non faceva parte del “club dell’Hermitage”, la Bank of New York. Non appena eseguito il bonifico, la Republic National Bank corse al Dipartimento di Giustizia per denunciare il riciclaggio di denaro. Alla fine la Banca di New York sostenne che era un versamento di un uomo d’affari russo. Il giudice non chiese mai chi avesse i 7 miliardi di dollari in contanti, archiviò il caso. Poi la Republic Bank ricattò Eltsin, intimandogli di non candidarsi alla presidenza nel 2000 e di nominare invece come successore l’oligarca Boris Berezovsky. Eltsin, finalmente si rese conto di essere stato incastrato, ebbe uno scatto d’orgoglio e si rivolse a Putin per salvare la Russia, infatti, Putin fu nominato suo erede nell’agosto 1999. Quindi Eltsin preferì Putin anche per sventare le manovre dei banchieri di New York, sostenuti dai Clinton.

A questo punto il primo scontro di Putin fu con gli Oligarchi, Berezovsky e, di conseguenza, il Fondo Hermitage. Berezovsky, ingegnere, matematico, era il maggior cofondatore del partito Russia Unita, che appoggiava Putin ed era proprietario della TV Channel One. Nel 2000, con Putin eletto Presidente, di fronte a un ingiunzione del tribunale, scappò a Londra e non fece mai ritorno in Russia. Allora Putin, per dare una lezione esemplare, accusò di evasione fiscale l’oligarca Khodorowsky, un ex Komsomol, padrone della Yukos, che venne condannato al carcere in una zona della Carelia. La Yukos venne smembrata con aste giudiziarie, per pagare i debiti fiscali. La lezione fu sufficiente per tutti gli altri Oligarchi, ovvero: gestite le vostre imprese, comprate ville e yacht, ma non mettete il naso nella politica, e sopratutto, non vendete le vostre Aziende “all’estero”. Era evidente che il Fondo speculativo Hermitage Management poteva rappresentare il “Fondo veicolo“ per esportare le Azioni delle Imprese russe e portare il controllo di grandi risorse fuori della Russia, acquistando le Azioni dagli Oligarchi a valori di mercato. Il Fondo Hermitage inoltre, in numerose occasioni , informava la stampa russa di truffe e corruzione nelle imprese legate allo Stato. Nel 2007, oltre 20 investigatori del FSB entrarono nella sede dell’Hermitage, sequestrarono tutti i documenti con il pretesto di evasione fiscale. I due fondatori, Browder e Safra erano già all’estero e non vollero presentarsi; incaricarono l’avvocato della Hermitage, Sergei Magnitsky della difesa della Hermitage stessa; questi presentò al Tribunale varie prove della corruzione degli ambienti di governo, della polizia e della Mafia russa. In compenso fu arrestato senza accuse, incarcerato e dopo 11 mesi morì per le torture subite.

La reazione americana fu particolare: nel 2012 gli USA approvarono il Magnitsky Act, una legge di sanzioni per violazione di diritti umani, a carico di individui fisici responsabili di arresti e torture in carcere, naturalmente allegando un elenco di ufficiali russi. Le sanzioni non si estesero mai ad altri torturatori di altri Paesi. Che cosa accadde dopo? Berezowsky, dopo tanti anni passati nella “Londongrad” dei rifugiati scappati da Putin, muore nel 2013 nel bagno della sua villa. I segni sul cadavere sono di strangolamento o impiccagione, ma mancano segni di lotta. Il finanziere Edmund Safra muore asfissiato nel suo attico a Montecarlo, nel palazzo degli Uffici della Republic National Bank di New York. Pare che due individui mascherati fossero entrati nell’attico – blindato – e lo avessero incendiato, pugnalando l’infermiere domestico, mentre Safra si era chiuso appena in tempo nel bagno tutto corazzato, dove fu trovato asfissiato. Poi l’infermiere ritratta la confessione e si autoaccusa dicendo che l’incendio era scoppiato per sbaglio. È subito liberato e a Montecarlo l’evento è dimenticato. Il finanziere Bill Browder invece è ancora vivo a Londra, con pendente un mandato di arresto del Tribunale Russo, notificato all’Interpol e mai eseguito. Questi furono i primi incontri di Putin con la Finanza Internazionale che presumibilmente contribuirono alle sue idee nazionaliste e antiglobaliste. Inoltre,nel 2001 Putin fu distolto anche dai problemi degli attentati, dei quali furono accusati i separatisti islamici ceceni e poi della successiva Seconda Guerra di Cecenia. Guarda caso in Cecenia, oggi “normalizzata“ passa l’oleodotto da Bakù a Novorossik che è la dorsale per i futuri oleo e gasdotti. Forse ”l’assalto alla diligenza” a lunga scadenza alle risorse della Russia non è finito.

In conclusione, una nota di attualità: il 16 marzo 2022 scadono le cedole di due Titoli di Stato russi in dollari per soli 117 milioni. In giro vi sono 28 miliardi di Titoli e 20 miliardi di Eurobond emessi dalla Russia. A fine marzo un’altra cedola da 359 milioni e il 4 aprile un rimborso da 2 miliardi, tutti in dollari. Per evitare il default, la Russia pagherà in rubli, al cambio antecedente alla “Spedizione Ucraina” e, non potendo esportare capitali, saranno depositati in un fondo a favore dei creditori esteri. E’ solo il default “ tecnico”, ma è presumibile che nessuno, per i prossimi anni, presterà mai soldi alla Russia.

ing. Fabrizio Gonni, Business Administration

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