Cosa succede a fidarsi di alcuni politici

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Ucraina

Zelensky, prima di diventare presidente dell’Ucraina nel 2019, esclamava: russi e ucraini, stesso colore, stesso sangue, ci capiamo, siamo fratelli, la lingua non deve dividerci, dobbiamo rappacificarci. Invece da presidente disse fra le prime cose: la nostra missione è di finire la guerra nel Donbass. L’otto febbraio 2022, il Presidente Macron riuscì a convincere Zelensky ad adempiere agli accordi di Minsk. Qualche giorno dopo, il presidente ucraino cambiò idea.

Iraq. Difesa da presunto attacco armato

Nel 2001, dopo la caduta delle Torre Gemelle, George W. Bush infiammò i connazionali spingendoli a implacabile primordiale vendetta, per i 3000 americani morti, assassinati dal nemico. Quale nemico? Non lo si sapeva. Non aveva importanza, bastava trovarne uno. Bush scelse l’Iraq, improbabile Stato in grado di sferrare un attacco armato contro l’America e sostenne che l’Iraq era corresponsabile degli attacchi dell’11 settembre 2001 e che stava mettendo a punto bombe atomiche e armi biologiche per attaccare l’America. Si sapeva che l’Iraq non c’entrava con quegli atti di terrorismo, infatti la Commissione d’inchiesta americana (The 9/11Investigations, p. 220) aveva stabilito che “none of his principal advisers advised [Bush] doing anything against Iraq”. Gli attentatori erano sauditi, non iracheni. Non si è mai saputo se gli attentati furono opera individuale di pazzi invasati da sfrenata esaltazione che agirono da soli o se alle loro spalle vi era stata un’organizzazione statale ostile all’America. Gli USA sapevano di avere fornito, a fine anni ‘70, insieme con Francia, Svizzera, Germania, Gran Bretagna (e Italia), materiale e mezzi per costruire una bomba atomica, anche che agenti del Mossad fecero esplodere un impianto di produzione in Francia danneggiando le centrali di reattori nucleari destinate all’Iraq. L’ONU aveva proclamato che nessuno Stato del Medio Oriente avrebbe dovuto possedere armi nucleari. Israele non ottemperò a questo ordine, ma applicò la dottrina Begin auto-nominandosi sceriffo. Il 7 giugno 1981 lanciò i suoi aerei a distruggere il reattore iracheno di Osirak, in fase di realizzazione. Tredici anni di sanzioni eliminarono ogni residua capacità irachena di dotarsi di armi nucleari. Gli ispettori IAEA nulla trovarono in Iraq che avesse potuto sostenere l’accusa USA. Nel 2002, l’Iraq consegnò al Consiglio di sicurezza il dossier sulla cronologia del suo passato programma di armamenti, e successivo disarmo. Hans Blix, ex-Capo ispettore della IAEA, concluse che l’Iraq aveva distrutto le armi chimiche e biologiche e i vettori che avrebbero dovuto portare a segno gli ordigni. “Più passano i giorni senza trovare le armi proibite di Saddam Hussein, più diventa chiaro che Baghdad le ha distrutte dopo la prima Guerra del Golfo”, disse Blix. Il Generale Colin Powell si presentò con sfrontatezza all’Assemblea dell’ONU brandendo una provetta contenente polvere bianca. Alla maniera dei migliori demagoghi, Powell spiegò: “non c’è alcun dubbio che Saddam Hussein abbia armi biologiche, e abbia la capacità di produrne altre rapidamente. Abbiamo la certezza che Saddam sta lavorando per produrre armi di distruzione di massa”. Il 6 marzo 2003, Bush esclamò: “Saddam Hussein is not disarming. This is a fact. It cannot be denied”. No ifs and buts. L’invasione era giustificata dall’articolo 51 dello Statuto ONU (e dal pensiero di Kant sullo ius praeventionis), difesa da attacco armato. In realtà fu guerra assolutamente illegittima e totalmente ingiustificata contro uno Stato sovrano che nulla aveva fatto contro gli USA. Quando l’ONU non volle assecondare la sua aggressione, Bush esclamò I go it alone, e si fece accompagnare da una manciata di staterelli insulari del Pacifico e da volenterosi servi in cerca di prebende. Tutte le nazioni che hanno finora invocato l’articolo 51 (tranne una) l’hanno fatta franca. Bush difese la Patria dall’attacco armato iracheno in modo che, alla fine, l’aggressore fu Saddam non lui. Il mondo rise, ma “tosto tornò in pianto”. Incurante della critica del mondo, l’Iraq è stato messo a ferro e fuoco per nove anni (uccisero, assassinarono, violentarono, torturarono: Abu Ghraib). Quando l’Armata americana se ne è andata, con il Paese fatto a pezzi, non ha pagato i danni. Nessun Stato inviò armi e munizioni all’Iraq. Il presidente della Commissione europea non si recò a Baghdad per promettere solidarietà agli iracheni. Nessuna sanzione venne mai elevata contro gli USA.

Nicola Walter Palmieri

Foto in copertina: Colin Powel all’ONU mostra all’Onu una fiala, contenente (secondo lui) antrace «irachena». Tratto da Dalla parte sbagliata della Storia: tutte le guerre di Colin Powell | il manifesto

…Powell è uscito indecorosamente dalla storia dopo aver raggiunto i vertici della carriera politico-militare e una tale popolarità che aveva suggerito una candidatura alla Casa bianca, da lui respinta con la motivazione di non essere interessato alla politica. Il momento di maggiore «popolarità» l’aveva raggiunto quel 5 febbraio 2003 quando si era presentato all’Onu per dimostrare che Saddam Hussein era pericoloso e andava abbattuto. Per la dimostrazione si era dotato di fialette con una polverina bianca, che doveva essere antrace, e furgoncini giocattolo per simulare i laboratori mobili con i quali Saddam avrebbe potuto usare le «armi di distruzione di massa». L’occidente credette a quella ridicola messa in scena a tutto schermo, propedeutica al lancio della seconda guerra del Golfo. La macchina da guerra era in marcia, pronta a sferrare l’attacco sei settimane dopo. Inutili le informazioni degli ispettori Onu che da Baghdad smentivano, sostenendo che Saddam non aveva più quelle armi.”

 

Statuto ONU – Art. 51

Nessuna disposizione del presente Statuto pregiudica il diritto naturale di autotutela individuale o collettiva, nel caso che abbia luogo un attacco armato contro un Membro delle Nazioni Unite, fintantoché il Consiglio di Sicurezza non abbia preso le misure necessarie per mantenere la pace e la sicurezza internazionale. Le misure prese da Membri nell’esercizio di questo diritto di autotutela sono immediatamente portate a conoscenza del Consiglio di Sicurezza e non pregiudicano in alcun modo il potere e il compito spettanti, secondo il presente Statuto, al Consiglio di Sicurezza, di intraprendere in qualsiasi momento quell’azione che esso ritenga necessaria per mantenere o ristabilire la pace e la sicurezza internazionale.

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2 commenti su “Cosa succede a fidarsi di alcuni politici”

  1. Sì ha paura ad affermare che gli U.S.A. sono il vero Stato terrorista su scala globale. Sì ha paura, proprio perché si è consapevoli che (1) è TERRORISTA e che (2) ha ARMI DI DISTRUZIONE DI MASSA! Altro che Iraq…

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  2. Tra Russia e Ucraina la guerra è una semplice disputa territoriale con ampie questioni storiche che giustifica il conflitto. La Nato avrebbe dovuto astenersi, anzi contribuire alla pace nella regione. Invece la Nato ha trascinato l’Europa nel conflitto mostrando che il conflitto in Ucraina è solo un escamotage per indebolire l’Europa e rompere il legame con la Russia integrandone le economie. Agli Usa serviva un pretesto per mettere il Nordstream fuori uso e isolare la Russia. Lo stato europeo che appoggia questa strategia è la Norvegia e non a caso a capo della Nato c’è un norvegese.

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