Le riflessioni storiche di Aldo Mola

Stiamo attenti ai “miglioramenti”

La Presidenza della Repubblica va bene così com’è. Va dato atto ai Costituenti di aver blindato la figura del capo dello Stato nella maniera più pacata: copiarono quasi parola per parola lo Statuto albertino passato dal regno di Sardegna a quello d’Italia e durato cent’anni malgrado tante vicissitudini e tragedie. Che …

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Il Pastrocchio

Tutti i mali vengono per nuocere. Non bastassero la pandemia (sempre in agguato) e le guerre (si sa sempre quando cominciano, mai quando finiscono: non solo l’Europa orientale, ma anche la Libia e il Vicino Oriente sono senza pace), incombono inflazione galoppante e recessione. Pochi anni fa l’armata brancaleone grillina …

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La parola agli elettori o alle élite?

Fare chiarezza Lo storico ha il dovere di ricordare il Passato, che è magister vitae più di quanto creda chi lo ignora e, a occhi bendati, ripete gli errori del tempo che fu. Lo storico non cede alle “emozioni”. Verifica se le affermazioni prevalenti siano o no fondate e fa …

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Festa della Liberazione: ci vuole “più Italia”

Il contribuente e lo Stato Con buona pace dei “sondaggi”, alla stragrande maggioranza degli italiani pochissimo importa di chi venga eletto presidente della repubblica francese e di come vada a finire l’assedio dell’acciaieria nell’Ucraina meridionale. Non sono né populisti né sovranisti, etichette di comodo appiccicate per separare i cittadini in …

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Una crisi trasformata in gara a produrre più armi

Nella Costituzione postbellica vennero solennemente enunciati due principi inviolabili: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione” (art. 21 della Carta) e “Le Camere deliberano lo stato di guerra e conferiscono al Governo i poteri necessari”. Tutti gli …

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L’Idea di Equidistanza

Imparare a guardare “oltre” «Noi italiani ricominciamo la grama vita dei secoli passati, parteggiando per paesi stranieri anziché pensare unicamente al nostro paese». Lo scrisse lo statista piemontese Giovanni Giolitti al suo amico Antonio Cefaly, calabrese, vicepresidente del Senato. Era il 5 aprile 1915. Mancavano venti giorni alla firma dell’accordo …

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