LO ‘STRANO’ CASO MARTINO MORA

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Il grottesco, cioè l’assurdo, il bislacco, lo sgangherato, il ridicolo senza comicità e umorismo, il paradossale senza allegria, è la cifra pervasiva di una parte della nostra attuale scuola. Grottesco istituzionale, studentesco, professorale, dirigenziale, organizzativo che tutto avvolge, assimila, ingerisce senza possibilità di opposizione nemmeno digestiva. Questa dissolvimento senza fine della nobile istituzione, già gentiliana, le cui tappe determinanti sono segnate dalla scuola media unica con l’abolizione del latino (1963), dai vari rimaneggiamenti degli esami di maturità fino alla messa in discussione della prova scritta (1968, 2001, 2020), dall’introduzione del variegato ‘didattese’ al posto dei contenuti e della lezione, dalla fine di ogni vera attestazione del sapere impartito e appreso, dalla retorica dei diritti senza nessun vero dovere, della trasformazione degli istituti di ogni ordine e grado in centri più che di socialità in centri sociali nel senso della militanza più o meno sinistrese, prende ora di petto la persona, gli individui, i rapporti interpersonali, le funzioni con l’implicito fine dell’intercambiabilità e sostituibilità assolute in cui le differenze e diversità vengano del tutto annientate senza che poi venga realizzata la foglia di fico della inclusività e dell’uguaglianza come Ricolfi e Mastrocola hanno ampiamente dimostrato in un noto libro.

Gli effetti della scuola ‘progressista’, già anticipata in uno spezzone di un vecchio film degli anni ’60 in cui Sordi nei panni del Maestro di Vigevano (L. Mastronardi,1963), subiva il grottesco svuotamento della lezione e dei valori in nome della drammatizzazione didattica della scoperta dell’America, dei cui effetti caotici approfittavano non solo gli alunni più prepotenti, ma anche il direttore tirannico, burocrate e arrivista e i genitori finalizzati al profitto e al successo, sono del tutto evidenti nel caso di Martino Mora di fine novembre 2021.

Qui di seguito alcuni articoli pro e contro:

La storia del prof che si rifiuta di fare lezione agli studenti in gonna e provoca la rivolta degli alunni (e della preside) – Open

Il prof misogino e No Vax del liceo Bottoni contestato dagli studenti. Pillon: “Sono con lui” – la Repubblica

Milano, preside Bottoni: “prof non voleva travestiti in classe”/ “È deriva social” (ilsussidiario.net)

L’intervento completo di Martino Mora a Canale 5 | Radio Spada

Studente con gonna al Bottoni per giornata contro violenza su donne: prof. rischia sospensione (milanotoday.it)

Può un docente consentire una lezione di filosofia in cui spiega a degli studenti maschi, vestiti da donna, come a carnevale o in una sfilata del gay pride?

Può la stessa scuola consentire questi comportamenti?

Deve essere punito il docente che rifiuta di insegnare in questa situazione?

Devono essere ripresi gli studenti?

Vale più la lezione, la spiegazione oppure la rievocazione, la protesta, l’atto pseudo dimostrativo che rimanda alla cronaca spicciola dei giornali e dei media, quasi tutti schierati con il politically correct dei rivoluzionari in gonnella?

Cosa sarebbe avvenuto nel caso contrario, con un prof. in reggicalze a tener lezione? Immaginate.

La Preside, pardon, la Dirigente scolastica, di cui non faccio il nome per privacy cristiana, e i suoi colleghi insegnanti apparentemente allineati, forse poco coraggiosi, schierati con le guepiere democratico protestatarie, inclusive e ugualitarie (perché allora vestirsi da donna e non da uomini?) decidendo l’esclusione del bacchettone, vandeano, reazionario che si è opposto alle gonne pilifere in nome, udite!, del decoro, del ruolo del docente, della lectio, cioè del valore fondamentale dell’insegnamento e della scuola.

Il docente di filosofia Martino Mora appare solo contro tutti. E’ in attesa della pena che la dirigente, con il conforto dei colleghi e delle istituzioni, gli stanno preparando, ma è con tutti quelli che hanno a cuore la cultura e la libertà dell’individuo.

Non posso così che ricorrere a un paradosso: forse l’unica nota positiva dell’epidemia COVID è stata la DAD imposta a certe scuole e a certi studenti.

Francesco Menna*

*Redazione Scuola Civica

 

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Un commento su “LO ‘STRANO’ CASO MARTINO MORA”

  1. sono un vecchio (83 anni) insegnante d’italiano e latino al liceo: non ho mai contestato la moda di uno studente, né i cappelloni, né i capelli a colori diversi, né i calzoni corti, il contorno di spille, le ragazze vestite da maschio, ma avrei accettato anche i ragazzi con la gonna, che tra l’altro aveva un significato a favore delle donne. A me interessava che studiassero le mie materie, non mi occupavo della loro moda che può essere passeggera e transeunte, purché non fosse oscena.Ma nessuno è venuto in classe con vestiario balneare. Non ho mai sospeso dalla classe alcuno (ero vice preside).
    L’insegnante deve essere vicino agli allievi, cercare di capirli, discutere e insegnare bene la sua materia.
    Giuseppe Piazza (Schio-VI)

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