Un’ammucchiata a favore di Renzi, annuncia la primavera

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Matteo Renzi gongola, dopo il voto di martedì pomeriggio al Senato si gode la vittoria: 167 sì contro 76 no, di M5S e Leu, a favore il Pd, FI, centristi e Lega. La data palindroma, 22.02.2022, ha portato fortuna al senatore fiorentino, il Senato ha dato il via libera al conflitto di attribuzioni da lui chiesto presso la Consulta contro i magistrati che lo hanno indagato per finanziamento illecito. Una questione apparentemente di lana caprina, che ha una certa rilevanza per i personaggi coinvolti e le posizioni dei partiti.

Matteo Renzi è intervenuto con un lungo e accalorato discorso, così riportato nel verbale d’aula:Oggi è il 22 febbraio e non è soltanto un giorno palindromo. Per chi viene dall’esperienza educativa scout è la festa mondiale degli scout, la Giornata del pensiero; per chi è cresciuto con l’esperienza del movimento della Rosa bianca, un grande momento di formazione dell’identità europea e un terribile momento con dei giovani ragazzi uccisi dai nazisti il 22 febbraio del 1943, soprattutto i fratelli Scholl, il 22 febbraio è sempre stato speciale. Il 22 febbraio, però, è anche il giorno nel quale otto anni fa ho prestato giuramento nelle mani del presidente Napolitano come Presidente del Consiglio. Io ho provato a cambiare la Costituzione e non ci sono riuscito, ma l’articolo 138 prevede come si cambia la Costituzione e finché non è cambiata, la Costituzione va rispettata. Chi oggi viola scientificamente le prerogative dei parlamentari non sta creando un problema a un singolo parlamentare (che si farà il suo processo a prescindere), ma crea una ferita al Parlamento nella sua interezza. Quando ho fatto la promessa scout, quando ho giurato sulla Costituzione, quando sono cresciuto con i ragazzi della Rosa bianca come modello, io ho promesso a me stesso che non avrei mai rinunciato a una battaglia per paura. Ho promesso a me stesso che non avrei mai evitato di fare una battaglia di coraggio anche quando gli altri non la fanno. A me questa battaglia non conviene, perché nel momento in cui il processo ha cinque sentenze della Corte di cassazione a proprio favore, il primo consiglio che ti danno gli avvocati difensori è di star buono da una parte, di fermarsi e lasciare che gli atti parlino per sé. Questa però è una battaglia che io faccio a testa alta e a viso aperto non per me, ma per la dignità di un’istituzione che in questi anni è stata troppo spesso messa in secondo piano per paura e per pavidità della politica (Applausi). Io non scappo dal processo: chiedo di essere in condizioni di sollevare conflitto di attribuzione non perché penso che questo possa aiutare il processo nel quale sono impegnato. Non vi sto chiedendo di respingere un’autorizzazione a procedere. Io non fuggo dalle aule del tribunale; ci vado a testa alta in tribunale, udienza per udienza, a dire perché siamo di fronte a uno scandalo. Tuttavia dico ad alta voce che se qualcuno vuole invadere il terreno della politica, contribuendo a far vincere il populismo che svilisce l’impegno pubblico, a far passare il messaggio che chi fa politica ruba, a dire che sono tutti uguali, io mi alzo in piedi in quest’Aula e dico di no; non mi converrà, ma sono orgoglioso di onorare quella promessa che ho fatto combattendo (Applausi)”. Conclude l’arringa così: “ Signora Presidente, io otto anni fa ho giurato come Premier. Oggi dico, qui: continuo a difendere l’idea che la politica non faccia schifo, l’idea che la politica sia un valore, l’idea che la politica sia una cosa diversa dal populismo. (Applausi). Lo faccio contro i populisti politici, ma lo faccio anche e soprattutto contro coloro i quali violano le regole della Costituzione, perché pensano di fare paura a chi invece paura non ha e gioca la carta del coraggio, in nome e per conto della dignità della politica. (Applausi).”

Un efficace riepilogo della vicenda subito dopo è stato fatto in aula dall’ex presidente Grasso, già magistrato, che ha votato contro spiegando in punta di diritto le ragioni. Piero Grasso ha ricordato che i messaggi Whatsapp oggetto della discussione non rientrano nella nozione di corrispondenza, né costituiscono attività di intercettazione, ma sono da considerarsi come semplici documenti, ricordando anche come ci sia a confermarlo una consolidata giurisprudenza della Cassazione. Sentiamo le sue parole:

Chiedo quindi scusa a quest’Assemblea se sembrerà che vada fuori tema, ma parlerò esclusivamente di questioni giuridiche, perché la decisione di oggi costituirà un importante precedente ed è quindi delicata. Ai sensi dell’articolo 4 della legge n. 140 del 2003, per sequestrare la corrispondenza o per intercettare l’utenza di un parlamentare ci vuole l’autorizzazione preventiva. Per le intercettazioni indirette o casuali, invece, se una delle parti chiede l’utilizzazione, sarà il giudice delle indagini preliminari a richiederne l’autorizzazione successiva ai sensi dell’articolo 6 della stessa legge. Entrando nel merito, chiariamo subito che il provvedimento di sequestro non è stato eseguito nei confronti del senatore Renzi, ma di un terzo non parlamentare. I messaggi di cui ci occupiamo non rientrano nella nozione di corrispondenza, che implica attività dinamiche di spedizione e di ricezione, né costituiscono attività di intercettazione, la quale richiede la captazione di un flusso di comunicazioni in corso, ma hanno la natura di documenti, un tertium genus non previsto dalla legge costituzionale n. 140 del 2003. Ciò è confortato dalla consolidata giurisprudenza della Cassazione che, con numerosissime sentenze – la più recente addirittura del 2021 – chiarisce che, sms, WhatsApp, posta elettronica scaricata o conservata nella memoria, rinvenuti in un cellulare sottoposto a sequestro hanno natura di documenti, con la conseguenza che la relativa acquisizione non soggiace alle regole stabilite per la corrispondenza né tanto meno alla disciplina delle intercettazioni.”

In conclusione: “…si ritiene che non esista la materia per sollevare nella specie un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato, in quanto va individuato nel giudice mai investito della questione l’organo competente a dichiarare definitivamente la volontà del potere dell’autorità giudiziaria, come previsto dall’articolo 37 della legge 11 marzo 1953, n. 87. Inoltre, non si individua l’atto lesivo della funzione parlamentare se non nell’omissione della richiesta di autorizzazione a un sequestro eseguito nei confronti di un soggetto non parlamentare. Infine, come abbiamo visto, manca la norma che si assume violata nell’esercizio del potere.”

Il direttore de Il Fatto Marco Travaglio, non ha perso occasione per dare un giudizio severo sulla vicenda: ”Il giorno della vergogna di oggi lo paragonerei allo stesso conflitto di attribuzione che fu sollevato nel 2011 col caso Ruby. Oggi siamo al bis della ‘nipote di Mubarak’. Insomma, è stato proprio il giorno della vendetta contro la magistratura da parte di una casta che non vuole farsi processare. Hanno coperto di ridicolo e di vergogna il Senato della Repubblica”. La battaglia continua e si sposta alla Corte Costituzionale, che con la presidenza Amato ha assunto un nuovo volto.

Link al documento proposto dalla Giunta, che è stato votato e approvato

Link al Resoconto stenografico del dibattito parlamentare di martedì 22 febbraio pomeriggio 

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