Ci siamo, ancora una volta vogliono una Guerra, contro i popoli

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Pochi se ne sono accorti ma domenica scorsa in Germania – Baviera e Assia[1] – i partiti conservatori e di destra hanno avuto un risultato notevole come riporta l’ANSA: “ …la coalizione semaforo del cancelliere Olaf Scholz esce con le ossa rotte dal voto in due popolose regioni tedesche del sud-ovest, Baviera e Assia, dove l’ultradestra incassa invece nuovi successi diventando il secondo partito nel Land di Francoforte sul Meno, la capitale economica della Germania”. Da qualche tempo assistiamo in tutto il mondo occidentale al rifiuto dell’intera agenda programmatica dei partiti della ‘Sinistra’ nei vari governi, che in genere prevedono imposizioni fiscali, limiti ai carburanti fossili, pseudo politiche verdi e legislazioni restrittive per le industrie, oltre a spendere miliardi a deficit per iniziative confuse di welfare e assistenza[2]. Anche in Israele vi fu uno spostamento a destra del Governo, con l’elezione di Bibi Netanyahu. Però, nulla forse è come sembra in TV, c’è da chiedersi se quest’attacco a Israele può essere visto come elemento dell’agenda delle crisi occidentali o di una situazione internazionale. La guerra Ucraino-Russa, seppur vicinissima all’Europa, è considerata da tutti gli Europei uno scontro territorialmente circoscritto, ma il Medio Oriente, pur più lontano dall’Europa ma con molti attori presenti nella regione, può essere veramente il centro di una rivoluzione e di una guerra internazionale.

Verità o falsità?

Anche questa volta, come all’epoca dello Yom Kippur, Hamas ha attaccato durante una festa religiosa ebraica, ma alcuni commentatori sospettano che forse si siano consapevolmente trascurati gli avvertimenti dell’Intelligence per solidificare politicamente la nazione israeliana. È mai possibile che il Mossad non abbia avuto minimo sentore di una operazione militare così complessa? Con oltre 5000 razzi e missili sparati su Israele? Con tutti i dati del SIGINT, dei satelliti americani? Con oltre mille incursori di Hamas volati in Israele cavalcando un deltaplano? Con 25 sfondamenti della barriera difensiva di terra attorno a Gaza?  Intento l’esercito israeliano, il IDF, era poco presente a Gaza perché era mobilitato in Cisgiordania, nella zona della Autorità Palestinese, per intervenire eventualmente negli scontri tra coloni israeliani e i palestinesi locali.

La politica interna di Israele è abbastanza convulsa: da vari mesi le TV hanno fatto vedere grandi dimostrazioni contro Netanyahu. È da marzo che vi sono proteste quasi giornaliere contro il governo, con blocchi stradali attorno a Gerusalemme. Queste proteste prendono lo spunto dalle limitazioni che il Governo vuole imporre alla Corte Suprema[3].

Il dilemma politico attuale che si pone agli Israeliani è su che cosa deve diventare Israele: deve essere uno “Stato di Diritto “con leggi e rapporti uguali per tutti i cittadini, oppure uno “Stato della Diaspora “? Con questa seconda interpretazione, qualunque persona di qualsiasi etnia, caucasici, mediorientali, fino ai falascià etiopici, che professi la religione ebraica, è e può diventare cittadino di Israele[4]. La visione della corrente di Netanyahu concepisce il Giudiziario come sottoposto al Governo. Recentemente la legge di Netanyahu sulla Corte Suprema è stata prima emendata e rinviata, per le proteste di piazza e dei parlamentari di opposizione. Però, oggi, proclamato lo stato di guerra, Netanyahu ha richiesto un governo di Unità Nazionale. Così può eliminare l’opposizione parlamentare. Le condizioni economiche di Israele sono ottime: gli abitanti sono poco meno di 10 milioni, e il PIL pro-capite è molto elevato, quasi 49.000 $ a testa. Nel paese non vi sono grandi aziende tradizionali, come in Europa, ad esempio la dice lunga che non esiste una metropolitana, che c’è solo una ferrovia, Tel Aviv – Gerusalemme, che a Gerusalemme si stia completando una sola linea di tram, che i trasporti pubblici avvengono solo su autobus, che le strade sono congestionate dal traffico privato, ma con quasi tutte auto nuove, tedesche e francesi, con molti SUV. Vuol dire che il Governo investe non nei servizi, ma in altri settori. Certo, il centro economico del Paese gravita su Tel Aviv e Haifa, mentre le cittadine in collina attorno a Gerusalemme sono più depresse, come pure quelle lungo i soliti itinerari turistici come Nazareth, etc., a parte Tiberiade, che è posto di vacanza.  Gli europei in visita apprezzano la linea di grattacieli sul mare di Tel Aviv, come fosse un’altra Dubai, ma nella seconda linea, le case e i palazzi bassi di appartamenti hanno impianti elettrici a vista, con i cavi esposti, appesi a pali e attaccati all’esterno degli appartamenti. Dà l’idea di un’atmosfera di precarietà, come un nuovo Far West. Le aziende, infatti, sono elettroniche, chimiche, tecnologiche, farmaceutiche, meccaniche di precisione; quindi, tutte nei settori di alto valore aggiunto. Ma tra Gaza e la Cisgiordania, nei Territori Occupati, si ipotizzano circa otto milioni di palestinesi, oltre quelli scappati in Libano e in Giordania che vorrebbero ritornare. Circa 2 milioni di palestinesi lavorerebbero in Israele, principalmente nei servizi. Comunque, questi numeri sono ipotesi, non confermate ufficialmente. Come si può immaginare, Il PIL economico di questi otto milioni è in pratica irrilevante: come sarebbe possibile un’integrazione economica, nell’ambito di uno Stato israeliano? Con 9,5 milioni di abitanti che producono 50.000 $ e gli altri 8 milioni che producono quasi zero? Nei territori palestinesi risulta solo una Università – a Betlemme – la Palestine University, con una sola facoltà, Storia Naturale, con un museo di animali impagliati e un piccolo giardino botanico. Sono tutti casi esemplificativi di situazioni molto complesse e trascurate da tempo delle quali è difficile trovare soluzioni. Ma veniamo a elementi sul campo di battaglia: Hamas ha usato droni e esplosivi perforanti contro i blindati. Si sospettano vi siano state vendite sui mercati neri di armi fornite dall’Occidente all’Ucraina, anche se le fonti ufficiali lo negano. Hamas dovrebbe avere apparecchi di jamming elettronico, per violare i radar e i sistemi israeliani, altrimenti come avrebbero fatto gli incursori sui deltaplani a non essere rilevati? Da dove arrivano? Sembra che siano arrivate ai palestinesi armi anticarro, missili e RPG. Hamas ha postato un video ringraziando l’Ucraina, ma oramai tutte le notizie sono fake.

Se i tank d’Israele, che entrassero a Gaza, venissero neutralizzati da missili e RPG? Sarebbe una sconfitta militare. Altri puntano il dito verso l’Afghanistan, perché è noto che gran parte delle armi abbandonate colà dagli americani, sono state vendute sui mercati di contrabbando, passando tramite l’Iran e arrivando anche a criminali occidentali. Qualunque sviluppo è suscettibile di contagio internazionale, dal Libano, alla Siria, fino ad attentati Jihadisti nei Paesi Europei. Meglio che i Governi riflettano attentamente, senza seguire luoghi comuni di logica elementare, tipo dualismo aggressore-aggredito, come successo con la Nato e l’Ucraina. Ben si è espresso il Cardinale Pizzaballa con la sua missiva aperta, riportata qui sotto, di richiamo alla realtà.

Fabrizio Gonni

Laurea in Ingegneria, MBA Economia Aziendale. Componente ISPG Istituto Studi Politici Giorgio Galli

mail: gonni@istitutostudipolitici.it

 

[1] Voto Baviera e Assia, risultati confermano vittoria Cdu-Csu – Politica – ANSA.it

[2] Così il mondo si sta polarizzando nello scontro tra Destra e Sinistra e nessuna delle due parti accetterà una sconfitta ma cercherà di forsake la propria filosofia sul ‘nemico’.

[3] Non tutti sanno che Israele non ha una Costituzione, a differenza di molti Paesi sia UE che gli USA. Infatti, nel 1946-48, Ben Gurion disse che prima era necessaria l’indipendenza e poi si sarebbe pensato al resto.

[4]Le altre persone, di conseguenza, contano meno. Mancando una Carta costituzionale, i rapporti fra Legislativo, Esecutivo e Giudiziario sono talvolta confusi.

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