Finché c’è debito, c’è speranza…
Pochi giorni fa Marco Rubio, il nuovo segretario di Stato USA che ha sostituito il ballerino Blinken, ha detto (qui art.) che è “disonesto” affermare che l’Ucraina sia in grado di distruggere la Russia sul campo di battaglia e tornare a una situazione pre-2014. Un fulmine a ciel sereno per molti sostenitori della guerra nell’est dell’Europa. Ma per quale motivo tanti Stati si sono ostinati sostenere questa guerra? Una delle risposte plausibili è semplice: è per il debito, certamente. Sono i debiti che fanno girare il mondo, ora che il Debito globale totale ha raggiunto il picco[1] del 326% del PIL mondiale, con un incremento di ulteriori 12mila miliardi di dollari di debito negli ultimi tre trimestri del 2024. Questa cifra supera quella emessa durante il periodo della pandemia e si prevede che aumenterà continuamente, i governi continueranno a contrarre prestiti, emettendo Titoli di Stato, senza alcuna intenzione di rimborsarli. Ma quando si parla di Debito, non si sa mai bene di cosa si stia parlando. Forse, per chiarire, una breve sintesi di alcuni concetti potrebbe essere utile. Il denaro – fiat money – non è che si possa proprio creare dal nulla. Il denaro viene creato o corrisposto a fronte di una transazione commerciale o finanziaria di scambio. In una transazione commerciale, chi compra deve avere i soldi e così paga. In una transazione finanziaria, è diverso. L’esempio di un mutuo può rendere bene l’idea: un cittadino compra la casa, paga una quota del prezzo coi suoi soldi, reali, e per il resto va in banca a fare un mutuo, quindi un prestito. La Banca non usa i soldi dei suoi depositi, a fronte del contratto di mutuo “crea” del denaro, visto che è stato firmato un contratto che ripagherà il prestito con in più degli interessi, di 20 o più anni. Quindi l’importo del mutuo è denaro che viene creato, nel bilancio della Banca l’importo pagato (in soldi) va nel Passivo e il contratto del rimborso con interessi va all’Attivo per pareggiare. Capito il meccanismo, si capisce la crisi delle Banche, se fanno troppi prestiti, con soldi creati dal nulla, si corre il rischio che ci siano debitori che non rendono il dovuto, ovviamente devono scrivere a bilancio le passività, se queste sono superiori al Capitale Sociale, la Banca fallisce.
La stessa cosa succede con lo Stato: il Governo ha bisogno di soldi e stampa promesse di rimborso (i Titoli, BOT, BTP, etc ) con interesse e li vende alle Banche Primarie, che creano nuovo denaro dal nulla a fronte dei Titoli, e li consegnano al Tesoro dello Stato. Ora si può capire che il meccanismo dell’emissione e vendita dei Titoli è solo un sistema per creare nuova moneta (dal nulla) per il Governo. Si potrebbe osservare: come mai lo Stato, con la sua Banca Centrale non stampa direttamente i soldi che gli servono, senza fare tutto questo giro dei Titoli? Sembra che verso gli anni ‘20 del Novecento, si decise che fare il giro dei Titoli con interesse – denaro delle Banche sarebbe stato meno inflazionistico che stampare soldi liberamente. Forse l’esempio tedesco di Weimar ha influito. Comunque, il sistema monetario dal Settecento fino a Nixon era basato sul rapporto moneta/oro. Dopo l’abolizione di Bretton Woods, tutti i Paesi divennero liberi di stampare, non i soldi direttamente, ma Titoli di rimborso con gli interessi e venderli per incassare soldi (creati dal nulla) dalle Banche. Il risultato è ora che il Debito Mondiale rappresenta una quantità cumulata del denaro creata dai Governi degli Stati, e comprende la zavorra degli interessi passivi, consolidati negli anni, pagati emettendo nuovi Titoli per rimborsare interessi e ripagare vecchi Titoli in scadenza. Dati americani della FED affermano che il 75% del Debito degli USA è costituito dagli interessi cumulati di tutti gli anni precedenti. Il big bang della crisi del debito sovrano iniziò nel 2015, con l’introduzione dei tassi negativi delle Banche Centrali e del Quantitative Easing, che hanno spostato il rischio del rimborso dalle Banche private alle Banche Centrali. Le banche sono rimaste intrappolate da queste politiche e si trovano in una situazione difficile. Se i tassi di interesse aumentano, il valore di mercato (prezzo) dei portafogli dei Titoli comprati dalle Banche crolla. La variazione degli interessi, rialzo e ribasso, crea forti oscillazioni di valore di un portafoglio di Titoli delle banche. Ci si chiede se il settore delle Banche private avrà voglia di continuare a comprare sui mercati dei titoli di Stato quando vedrà l’aumento del fattore di rischio? In altre parole, la crisi del debito sovrano è già avvenuta e per evitare il crollo del prezzo, le Banche Centrali, la FED, la BCE hanno comprato forti masse di Titoli da Istituti, Fondi e Banche commerciali per mantenere bassi i tassi di interesse, come fossero acquirenti di ultima istanza. Ma anche il Debito dei Paesi “emergenti” ha raggiunto il 245% del PIL, con l’aggravante che è un debito “estero“ ossia in valuta pregiata, per un totale di 105mila miliardi di dollari. Le nazioni povere oggi spendono più di interessi passivi per il proprio debito che per infrastrutture, sanità o istruzione. Queste nazioni non possono permettersi di non rimborsare i prestiti e le banche di sviluppo si sono trasformate in prestatori di ultima istanza (come pure le Banche Centrali dei G7). Tutto il debito pubblico purtroppo non finanzia mai nulla, ma serve ai Governi per coprire spese correnti e welfare. Magari finanziasse attività produttive. Quindi, per un Governo che ha bisogno di soldi, la soluzione è emettere sempre Titoli di prestito, rimandando il problema[2] della restituzione a data da definire.
Due potrebbero essere i punti di rottura del sistema: il primo è quando le Banche e Istituti Primari acquisteranno meno Titoli degli Stati e quindi, per mantenere in piedi la bicicletta, le Banche Centrali interverranno e acquisteranno loro i Titoli (come già successo…), si chiama Monetizzazione del Debito. Il secondo, quando l’attivo del PIL di un Paese sarà inferiore al costo del “servizio sul Debito“ cioè agli interessi da pagare ogni anno sul Debito Pubblico Cumulato. A questo punto il Paese è in Default e si devono vendere i beni patrimoniali per fare cassa e ripagare. Siccome è difficile che lo Stato venda Portofino o le Dolomiti (come esempio) metterà tasse maggiori sui beni privati, immobili e altro dei cittadini ( prelievo Amato negli anni novanta, Monti che raddoppia l’IMU…). Questo porta a varie riflessioni: hanno forse ragione la Cina e il Giappone, che emettono debito (ma la loro Banca Centrale lo compra tutto), quindi lo Stato ha il debito con se stesso? Ovviamente gli interessi li incasserebbe lo stesso Stato, tramite la Banca Centrale. In Occidente e in Italia, col principio del libero mercato, si pagano gli interessi spesso a Fondi e Banche primarie estere. Ad esempio, noi abbiamo utili vendendo moda e alimentari e macchine all’estero, per poi pagare gli interessi sul Debito a Fondi con dimensioni multinazionali tipo Blackrock o altri simili. A questo punto si capisce perché quasi tutti i Governi della UE siano guerrafondai, pro-Ucraina e contro la Russia. L’avvio di un conflitto globale è un modo, secondo molti politici, per continuare a ritardare il pagamento del debito (tipo la famosa conversione forzosa di Mussolini sul Debito). Nel caso oramai molto probabile che la UE sia sconfitta sul campo, l’inflazione esploderebbe e il Debito si ridurrebbe in termini reali e monetari. La politica di Trump creerà problemi agli europei, non solo con le tariffe sull’import, quindi la UE venderà di meno, ma sul valore reale del Debito[3]: per ridurlo in termini di Dollari, sarà necessario svalutare l’Euro almeno del 20% sul Dollaro. Ci vorrà molta fortuna!
Fabrizio Gonni, laurea in Ingegneria, MBA Economia Aziendale.
Componente ISPG Istituto Studi Politici Giorgio Galli
mail: gonni@istitutostudipolitici.it
Ps.: la Moneta fiat è un mezzo di pagamento artificiale, svincolato dal prezzo di materie prime, come l’oro e l’argento, non convertibile, che poggia sulla fiducia. E’ una moneta fiduciaria a corso legale, emessa da un governo o da una banca centrale.
1] Secondo l’International Finance Institute
[2] Sanno benissimo che si brucia denaro gettandolo nel calderone delle spese, sperano che forse con l’inflazione si riduca il valore reale del debito cumulato.
[3] Il debito pubblico globale totale ammonta ora a 98.000.000.000.000 di dollari (98.000 miliardi di dollari) e si prevede che raggiungerà i 130.000 miliardi di dollari entro il 2028