Nuovo debito pubblico per la Scuola, si spera non per aggeggi tipo banchi con rotelle

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La cabina di regia del PNRR del Governo Draghi ha annunciato il 7 ottobre (ndr: sotto è riportato il comunicato) che il primo settore sul quale intende intervenire è la scuola varando sei riforme che riguardano:

  • gli istituti tecnici e professionali,

  • l’orientamento,

  • il reclutamento

  • la formazione dei docenti,

  • i nuovi ambienti per la didattica,

  • l’edilizia e l’innovazione dei contenuti didattici.

Il tutto al prezzo di 17 miliardi di euro, in carico al Piano nazionale di ripresa e di resilienza (PNRR) ovvero con prestiti in conto capitale dall’Unione Europea, da ripagare in comode rate. Ovvio il plauso dei sindacati e quello delle associazioni di categoria. Non c’è alcun dubbio che questo ambizioso programma sarà varato, visto che in Parlamento il Governo dispone di una maggioranza quasi assoluta. La domanda lecita è se tutte queste riforme siano realmente necessarie. Sicuramente quella per l’edilizia scolastica lo è, perché tantissime scuole sono ancora molto degradate, dato che in questi anni la manutenzione di molti edifici è stata quasi nulla, non avendo i Comuni le risorse per intervenire. Nel mio ultimo istituto, nel quale ho prestato servizio come docente fino alla pensione, costruito negli anni sessanta, gli infissi sono stati sostituiti venti anni fa, mentre i bagni degli alunni solo in minima parte ammodernati e quelli degli insegnanti addirittura ancora originali e quindi mal funzionanti. Le altre riforme annunciate invece mi lasciano perplesso, perché la scuola in Italia è stata soggetta ad un processo riformatore quasi senza soluzione di continuità che è iniziato nel 1962, ma i cui risultati sono lungi dall’essere soddisfacenti. L’INVALSI (Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione) nella presentazione dei risultati delle prove effettuate nel 2021 – che hanno coinvolto oltre 1.100.000 allievi della Scuola Primaria (classi II e V), circa 530.000 studenti della Scuola Secondaria di Primo grado (classe III) e circa 475.000 discenti dell’ultima classe della Scuola Secondaria di secondo grado – ha rilevato infatti che soltanto gli esiti della Scuola Primaria sono in linea con quelli rilevati nel 2019, mentre i risultati della Scuola Secondaria di Primo e di Secondo Grado sono più bassi in Italiano e Matematica, stabili in Inglese. L’Istituto imputa questo peggioramento alla Pandemia. Da notare che questi dati sono stati pubblicati il 14 Luglio, clamorosamente sfasati rispetto alla conclusione dell’Esame di Stato, sia per la Scuola Media Inferiore sia per quella Superiore. Quindi riformare ha senso per migliorare, ma finora le riforme attuate, salvo poche eccezioni, hanno spesso deluso le aspettative, producendo risultati scadenti. A partire dal 1994, gli Istituti scolastici sono stati gradualmente trasformati in Istituti comprensivi verticalizzati per realizzare al meglio il progetto pedagogico sulla continuità ed ottenere l’agognata autonomia. Sono quasi 5.000, ma denunciano spesso problemi gestionali.

La didattica ha sempre più demonizzato le conoscenze, privilegiando le competenze, per seguire il modello statunitense, ritenuto oggi fallimentare negli stessi USA. Insegnare per competenze è il nuovo must imposto dal MIUR e i compiti di realtà sono lo strumento per verificarle. Suoi corollari sono la digitalizzazione e l’uso di programmi informatici. Nonostante le palesi difficoltà che questa didattica denuncia nella sua attuazione in classe e la scarsa oggettività dei suoi risultati, non sono ammesse critiche o riserve. Il reclutamento è un altro problema delicato e spinoso: raramente sono stati banditi concorsi ordinari a cattedra a cadenza regolare e così si è creato moltissimo precariato, per diminuire il quale i Governi sono ricorsi ad effettuare concorsi riservati semplificati, immettendo in ruolo personale meno selezionato. La formazione e l’aggiornamento sono giustamente ritenuti obbligatori, ma in realtà solo i corsi sulla sicurezza lo sono. Infine, l’inclusione nella scuola italiana ha avuto un lungo processo normativo iniziato negli anni ’90 e che prosegue tuttora e si è passati da un approccio basato sull’integrazione degli alunni con disabilità ad un modello di didattica inclusiva orientato al pieno sviluppo formativo di tutto il gruppo classe. Fin qui tutto bene: i problemi nascono però quando in classi già numerose vengono inseriti troppi alunni con disabilità varie (DVA – DSA – BES) in deroga alla legge, per non ampliare il numero degli organici, in particolare quello di sostegno. In queste condizioni è ovvio che gli esiti formativi ne risentono. Il Ministro Bianchi ha dichiarato che le classi sovraffollate sono in totale il 2,9%, mentre secondo i Sindacati i dati sono di gran lunga superiori. Il Ministro ha assicurato che i problemi saranno risolti con i soldi del Piano nazionale di ripresa e di resilienza (PNRR) e che gli istituti saranno dotati di tutti gli strumenti e di nuovi arredi.

Ci auguriamo e speriamo che non siano mai più acquistati i famosi banchi a rotelle, voluti dal precedente Ministro.

Redazione Scuola

Glauco Carlo Casarico

 

Allegato:

Comunicato stampa della Presidenza del Consiglio dopo la prima riunione della Cabina di Regia sul Pnrr

7 Ottobre 2021

Si è svolta questa mattina a Palazzo Chigi la prima riunione della Cabina di regia sul Pnrr presieduta dal Presidente del Consiglio Draghi. 

Hanno partecipato i ministri Franco, Orlando, Bianchi, Messa, Gelmini, Carfagna, Bonetti, Dadone, il viceministro Pichetto Fratin, i sottosegretari Garofoli e Vezzali e la coordinatrice della Segreteria tecnica del Pnrr Goretti.

Istruzione

Il ministro dell’istruzione Bianchi ha illustrato le linee di intervento di competenza del proprio ministero. Tali linee mostrano il pieno rispetto degli obiettivi concordati in sede europea.

Riforme

Sono 6 le riforme, tutte da adottare entro il 2022, di estrema importanza per il settore della formazione dei giovani.

La principale sarà la Riforma degli istituti tecnico professionali, destinata a colmare un divario del nostro Paese rispetto ai partner europei, strettamente collegata al rafforzamento della capacità di innovazione promosso dal Piano nazionale Industria 4.0. 

Altre riforme fondamentali sono quelle dell’Orientamento, per accompagnare gli studenti nella scelta di un percorso di formazione adeguato all’inserimento nel mondo del lavoro, come anche quelle del Reclutamento degli insegnanti e della Riorganizzazione del sistema scolastico.

Investimenti

Con riferimento agli investimenti, il Ministero sta procedendo all’assegnazione di risorse per oltre 17 miliardi, ripartiti nelle due grandi aree delle infrastrutture (fisiche e digitali) e del potenziamento delle competenze. Entro la fine di quest’anno il Ministero prevede di pubblicare bandi destinati principalmente ai Comuni in numerose aree di intervento. 

  • 3 miliardi destinati a nuovi asili nido, aggiuntivi rispetto ai 700 milioni per progetti in essere e 900 milioni in conto corrente per sostenere gli enti nella gestione. 
  • 800 milioni per la costruzione di scuole nuove, altamente sostenibili e adeguate a una didattica innovativa per gli studenti dei prossimi decenni.
  • Oltre 430.000 mq di nuove palestre per valorizzare le competenze legate all’attività motoria e sportiva, nonché aumentare l’offerta formativa oltre l’orario curricolare. 
  • 400 milioni per la costruzione e riqualificazione degli spazi dedicati alle mense, potente strumento per favorire l’attivazione del tempo pieno e la limitazione della dispersione scolastica in vista della prossima definizione e pubblicazione si avvierà un confronto con i territori e i soggetti interessati.

Con una scadenza meno ravvicinata, ma comunque in stadio avanzato di elaborazione, vi sono i bandi per i progetti per l’innovazione digitale (avviso entro marzo 2022), il piano di estensione del tempo pieno e il piano per la riduzione dei divari territoriali nella dispersione scolastica. 

Università e Ricerca

Il ministro dell’università e della ricerca, Maria Cristina Messa, ha illustrato le linee di intervento di competenza del proprio ministero le linee guida per gli investimenti in ricerca: i progetti di ricerca si inseriscono nelle aree di attività più innovative e aderenti alle sfide future del pianeta, come per esempio, rischi ambientali, scenari energetici del futuro, intelligenza artificiale e neuroscienze, biodiversità. 

Riforme 

Le riforme nei target entro il 2021 sono tutte in via di approvazione. Tra queste vi sono quella dei dottorati, per un migliore coinvolgimento delle imprese e centri di ricerca, l’introduzione di lauree abilitanti, che facilitino l’accesso all’esercizio delle professioni, la revisione delle classi di laurea, l’orientamento attivo nella transizione scuola università. 

Investimenti

Sono 9 i miliardi di euro destinati al rafforzamento della ricerca. Le linee guida per l’emanazione dei bandi, è stato spiegato, sono pronte e saranno rese pubbliche a breve. I relativi avvisi saranno tutti pubblicati entro il primo trimestre del 2022. I bandi sono rivolti a:

  • Identificazione di 5 “campioni nazionali”, per la costituzione di leader nazionali in varie aree di ricerca e sviluppo, con la pubblicazione del primo avviso entro i primi mesi del 2022
  • Selezione di 12 ecosistemi dell’innovazione, con attività legate all’istruzione superiore, alla ricerca applicata, all’innovazione su specifiche aree, definite in base alla specializzazione del territorio, con pubblicazione dell’avviso entro dicembre 2021 e conclusione della fase valutativa entro giugno 2022.
  • partenariati estesi alle Università che mirano a finanziare fino a un massimo di 15 grandi programmi di ricerca fondamentale e applicata trasversale, caratterizzati da un approccio interdisciplinare, con pubblicazione dell’avviso entro marzo 2022 e assegnazione delle risorse entro giugno 2022.

I progetti saranno selezionati con procedure trasparenti, che si concluderanno entro la prima metà del 2022.

La definizione di un sistema a rete consente il pieno coinvolgimento delle realtà territoriali di eccellenza presenti sull’intero territorio nazionale, comprese quelle del Mezzogiorno. In questo modo si garantisce il pieno rispetto del vincolo legislativo di destinazione del 40% di risorse alle aree del Sud.

Inoltre, le linee guida prevedranno anche che quattro assunzioni su dieci saranno riservate a ricercatrici.

Un ulteriore obiettivo del 2021, anch’esso in fase conclusiva, è la revisione della normativa sugli alloggi universitari, primo passo per realizzare entro il 2026 oltre 60.000 posti letto aggiuntivi soprattutto nelle sedi con maggiore carenza di domanda.

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