La Scuola e i nuovi Docenti. Le mosse della Politica

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Abilitazione docenti, urgenza di decisioni per non mettere a rischio il futuro dei nostri giovani.

Al fine di mettere bene in evidenza le condizioni oggettive di difficoltà su cui si basa l’analisi approfondita nel mio intervento parto dai numeri, visto che spesso ‘i numeri dicono più delle parole’, e da fatti molto significativi:

  • da circa sette anni i docenti non hanno avuto occasione di potersi abilitare all’insegnamento;
  • come ha recentemente segnalato Tuttoscuola: sono circa un milione e mezzo i docenti di scuola secondaria privi di abilitazione iscritti nelle GPS, Graduatorie Provinciali per le Supplenze;
  • senza abilitazione i contratti di lavoro e il Ministero non permettono un’assunzione a tempo indeterminato.
    Ne consegue, purtroppo, che:
  • senza un contratto a tempo indeterminato un giovane non può programmare il suo futuro poiché, ad esempio, le banche non concedono mutui non avendo una garanzia;
  • non vi è una reale pressione sindacale che spinga politica ed istituzioni verso la giusta soluzione, ormai non più rimandabile;
  • l’unico recente intervento è stato l’accordo e la firma per una deroga che ha permesso il prolungamento dei contratti a tempo determinato fino a 72 mesi per scongiurare, almeno, l’inevitabile licenziamento dopo il terzo anno, cioè una ‘non soluzione’ al problema;
  • vi è sostanziale opposizione culturale nella politica e nelle Istituzioni a considerare positivamente la separazione tra abilitazione e assunzione in ruolo;
  • vi è stata forte contrarietà a seguire il modello europeo che considera “abilitazione” il conseguimento di una laurea magistrale e di 24 CFU, nonostante diverse sentenze di tribunali del lavoro italiani, come quelli di Roma, Torino e Cassino, lo abbiano riconosciuto ai ricorrenti, ma senza validità “erga omnes”.

La politica e le Istituzioni sono ancorate a vecchi schemi quali abilitazione attraverso i concorsi per l’assunzione in ruolo nello Stato che, pur annunciati, non hanno dato vita a procedure come i PAS, Percorsi Abilitanti Speciali o concorsi straordinari per tentare di sanare la situazione.

Non sono mancate le pressioni verso i politici e il Ministero affinché si affrontasse urgentemente il problema per giungere ad una soluzione.

Quanto sopra fa sorgere forte ed impellente una drammatica domanda: la Politica e le Istituzioni hanno veramente a cuore i giovani e il loro futuro o si limitano alle solite parole di circostanza nelle occasioni in cui non ne possono fare a meno?

Nel recente mese di agosto in un incontro sul tema, con la partecipazione di Manuela Ghizzoni, Responsabile Istruzione, Università e Ricerca del Partito Democratico, Maddalena Gissi, segretaria generale CISL Scuola e Valentina Aprea, Capogruppo di Forza Italia nella Commissione Cultura, Scienza, Istruzione, Camera dei Deputati, si evidenziò l’urgenza di una soluzione anche perché la riforma del reclutamento è una specifica richiesta dell’Unione Europea a cui dare risposta per poter avere i fondi previsti dal PNRR.

Finalmente in questi ultimi giorni qualcosa si è mosso.

Su pressione della sempre battagliera Valentina Aprea, anche per raggiungere l’obiettivo di avere in cattedra insegnanti giovani, abbassando l’elevata età anagrafica media, i ministri dell’Istruzione Patrizio Bianchi e dell’Università, Maria Cristina Messa, hanno anticipato ai capigruppo di maggioranza delle Commissioni di Camera e Senato uno schema della soluzione che verrà proposta, nel rispetto del PNRR, nella legge di bilancio.

La proposta prevede che nel normale corso di laurea lo studente interessato alla professione svolga esami utili a conseguire 60 crediti nel settore pedagogico, di cui 24 da acquisirsi con tirocinio da svolgere presso le scuole. La laurea conseguita avrà così valore abilitante.

Una buonissima soluzione per il futuro poiché gli effetti si avranno nel medio/lungo periodo, ma purtroppo rimane ancora ai blocchi di partenza la stabilizzazione dell’attuale precariato di cui al momento non parla ancora nessuno.

È indispensabile affrontare subito il problema e stabilizzare la situazione lavorativa dei nostri giovani insegnanti.

Il metodo usato per la ricostruzione del Ponte di Genova docet. Usiamo una legislazione speciale e, vista la proposta per il PNRR, usiamo lo stesso criterio riconoscendo abilitati coloro che hanno laurea e 60 CFU – Crediti Formativi Universitari – una scelta coperta anche da norme europee. Direttive Comunitarie 2005/36/CE, 2013/55/UE, come hanno recepito le citate sentenze.

Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur” 

Mentre a Roma si discute, Sagunto brucia lamentavano i saguntini davanti alle incertezze di Roma che ha portato alla distruzione della loro città, facciamo tutti pressione perché i politici recepiscano l’urgenza di questa situazione che rischia di bruciare il futuro di una generazione di giovani docenti.

Roberto Pasolini*

*Docente. Rettore Istituto Europeo Leopardi, Milano. Componente Gruppo di Lavoro Costo Standard presso il MIUR

A cura della Redazione Scuola di Civica

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