Il punto statistico sulla pandemia

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Articolo di: Daniele Vittorio Comero

Nella prima versione di questo numero di Civica, uscita il 12 di maggio, è stata proposta un’analisi statistica sui dati della mortalità per capire l’andamento della pandemia. Nell’articolo, riportato in fondo al volume, si rimarcavano le evidenze statistiche in termini di mortalità totale per cogliere quella aggiuntiva, che a fine aprile era in sostanziale rientro. Evidenza confermata un mese dopo con il dato del 26 maggio 2020: l’andamento delle curve di mortalità, qui sotto riportate, che esprimono il livello del pericolo, dimostrano un totale rientro. Il grafico[1] è molto importante, perché riporta l’andamento della mortalità giornaliera in serie storica, dal 2016 al 2020 per quella parte di popolazione più soggetta a rischio: la popolazione anziana oltre i 65anni. Va detto che sulla componente principale della popolazione l’incidenza della mortalità è stata di gran lunga meno rilevante, quasi nulla sui bambini, ragazzi e i giovani, appena accennata dai 40 ai 50anni. I dati sono provenienti dall’apposito sistema di sorveglianza SISMG.

La linea rossa esprime l’andamento stagionale della mortalità nel gruppo di città campione. La linea nera rappresenta il valore medio atteso calcolato sugli ultimi anni. Si nota che l’andamento della mortalità (per la popolazione oltre i 65anni) è soggetta a impennate cicliche. Quindi, i dati del 2020, non sono un caso speciale e unico, bensì una ripetizione.

Si è in presenza di un fenomeno epidemico con un evidente andamento storico ricorsivo nel corso degli ultimi dieci anni: nel 2017,  soprattutto nel 2015.

Il decennio è stato caratterizzato da picchi di mortalità, come si può vedere nel grafico precedente con un primo picco nel 2011.

Si segnala che nel 2015 c’è stato anche un picco estivo visibile nel secondo grafico sulla destra.

Le strutture epidemiologiche sul territorio a suo tempo hanno rilevato il pericoloso fenomeno e la Protezione civile nel 2016, avvertita di tale pericolo, aveva emanato una apposita disposizione pubblicata in G.U. per fronteggiare eventuali epidemie, individuando la figura dei responsabili sanitari regionali per il controllo e l’azione di contrasto, che appaiono completamente assenti sotto questa emergenza del 2020.

Europa

A livello europeo la pandemia dimostra di avere lo stesso schema di azione e di pericolosità, si è ripetuto a grandi linee la stessa incidenza rilevata per l’Italia, con i giovani praticamente indenni. Nella mappa seguente sono evidenziati i livelli di pericolo per le varie Nazioni, con l’utilizzo di dati standardizzati per renderli comparabili. L’Italia è classificata dal sistema di controllo con una bassa quota di eccedenza nella mortalità rilevata nella 21° settimana del 2020.

I dati[1] della mortalità settimanale a livello di sistema di sorveglianza europeo sono molto simili all’Italia. Nei grafici seguenti sono riportati in serie storica gli ultimi anni. Non si rileva nella UE, fortunatamente, alcuna mortalità eccedente per i bambini e i ragazzi. Anzi, come si può vedere nel grafico, è persino crollata.

[1]     www.euromomo.eu/graphs-and-maps. Dati con aggiornamento alla 21° settimana del 2020.

In pratica, l’allarme dato sui bambini e giovani, con il confinamento attuale e forse futuro, non trova conferme nelle evidenze statistiche, nel senso che non risultano incrementi di mortalità (un pericolo poco rilevante).

Tutta l’attenzione avrebbe dovuto essere concentrata su un’altra parte di popolazione – quella anziana – che invece ha subito quasi per intero il peso della pandemia con l’incremento di mortalità. La classe intermedia della popolazione attiva regista un rilievo, che richiede certamente un approfondimento.

I dati espressi nei grafici precedenti, fig.4, esprimono i differenti livelli di pericolo: il livello di picco generale nella settimana cruciale è di 90mila morti, dei quali 1500 per la classe 15-44anni (che è la parte più grossa della popolazione), circa 9mila morti per la classe 45-64 anni. Risulta che il peso dei decessi è quasi tutto sulla quarta età (graf. 5), che porta il peso principale con circa 64mila decessi nel momento di picco massimo.

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